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Osservatorio Auto 2023
Osservatorio dell'auto
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  • Capitolo 1LE AUTO STANNO DIVENTANDO UN LUSSO?
  • Capitolo 2SOLUZIONI DI MOBILITÀ COMPLEMENTARI
  • Capitolo 3VEICOLI ELETTRICI? CERTO, MA A QUALE PREZZO?
  • Capitolo 4EPILOGO
  • Capitolo 1 LE AUTO STANNO DIVENTANDO UN LUSSO?
    Capitolo 1

    LE AUTO STANNO DIVENTANDO UN LUSSO?

    Sebbene negli ultimi anni ci siano stati segnali di crisi delle vendite, e non solo a causa della crisi del Covid, gli automobilisti non sembrano ancora disposti a vivere senza un’auto, nonostante l’onere finanziario che l’acquisto e l’utilizzo di un’auto comportano.


    Se oggi l’auto è percepita sempre di più come un bene costoso e particolarmente “pesante” per il bilancio familiare, lo si deve al carburante, con i prezzi alla pompa che sono aumentati drasticamente. Questa nuova edizione 2023 de L’Osservatorio Auto Findomestic dimostra che le persone sono disposte a spostarsi meno per risparmiare ma, anche, che si aspettano di essere sostenute per far fronte ai costi legati all’auto.

    UN MUST- HAVE

    QUADRO GENERALE:
    UN MERCATO IN CRISI

    L’epoca d’oro dell’automobile potrebbe essere ormai alle nostre spalle, almeno in termini di vendite? Questo è il messaggio che si potrebbe trarre dopo aver dato un’occhiata alle vendite mondiali negli ultimi anni. La curva che rappresenta questi dati dal 2005 sembra aver raggiunto il proprio picco nel 2017, quando sono state vendute circa 70 milioni di auto (Fig.1).
    La crescita delle vendite osservata nel 2021, dopo il crollo dovuto al Covid, non è riuscita a mascherare il declino del mercato. Ma non finisce qui: non è infatti previsto che le forniture tornino alla normalità nel prossimo futuro soprattutto per quanto riguarda i semiconduttori e le consegne dei veicoli.

    Cina e Stati Uniti, i due mercati più importanti al mondo, hanno visto il loro picco di vendite, rispettivamente nel 2017 (25 milioni di veicoli venduti) e nel 2016 (18 milioni).
    Questo è stato seguito da un forte calo che non può essere unicamente attribuibile alla pandemia di Covid (Fig. 2).

    La situazione è un po’ meno chiara in Europa, Giappone e Brasile ma il quadro generale è più o meno lo stesso. Infatti, tutti i paesi presi in esame hanno registrato le migliori performance prima del 2021, con cifre che variano da un anno all’altro (Fig. 3).

    NUOVI VEICOLI A PREZZI SEMPRE PIÙ ALTI
    Il volume delle vendite è diminuito, ma, non si può dire lo stesso del prezzo delle auto nuove. Nella maggior parte dei Paesi presi in considerazione da questo sondaggio, i prezzi sono aumentati costantemente da circa un decennio a questa parte, con aumenti superiori al 20% in Cina, Stati Uniti e Regno Unito.
    In Francia, Germania e Spagna, l’aumento dei prezzi è stato più graduale ma comunque significativo (rispettivamente 7%, 9% e 7%). Soltanto in Brasile e Giappone, dove le rispettive tendenze sono state sorprendentemente simili, la curva dei prezzi è rimasta relativamente piatta negli ultimi anni, dopo un forte aumento nel 2015 (Fig. 4).

    UN ACQUISTO CHE NON È DATO PER SCONTATO

    UN PREZZO RAGIONEVOLE... SOPRATTUTTO SE L’AUTO È DI SECONDA MANO
    Il costante aumento del prezzo delle auto non sembra preoccupare eccessivamente chi ne possiede già una.
    6 intervistati su 10 dichiarano, infatti, di aver pagato un prezzo ragionevole per la propria auto. Gli europei sono molto più propensi a pensarla in questo modo (7 su 10). Se analizziamo i risultati, in maniera più dettagliata, dal punto di vista geografico, vediamo che i portoghesi e gli austriaci sono i più soddisfatti (8 su 10), mentre i brasiliani e i sudafricani sono di gran lunga meno d’accordo (4 su 10) (Fig.5).
    Tuttavia, un’analisi più dettagliata dei dati rivela un divario più netto tra gli acquirenti di auto usate e quelli di veicoli nuovi. Il 77% dei primi afferma di essere soddisfatto del prezzo pagato per il proprio veicolo, rispetto ad appena il 57% dei secondi. Si tratta di un divario sostanziale, osservabile in tutti i Paesi oggetto dell’indagine.

    IL CONTRACCOLPO FINANZIARIO É INEVITABILE
    Anche se l’acquisto di un’auto può sembrare generalmente ragionevole, richiede comunque sacrifici importanti. 7 automobilisti su di 10 ritengono che sia fattibile, ma che l’impatto sul budget familiare sia notevole (Fig. 6). Su questo tema, gli intervistati in Europa e nel resto del mondo sono più o meno d’accordo. Emerge solo un Paese che si contraddistingue per la propria visione, decisamente più positiva rispetto agli altri. Solo il 53% degli intervistati cinesi, infatti, ritiene che l’acquisto di un’auto richieda sacrifici economici importanti ma soprattutto il 44% pensa che tutti possano acquistarne una.
    Al contrario, il 43% dei turchi ritiene, invece, che soltanto poche persone possano permettersi di acquistare un’automobile, rispetto ad una media generale di solo il 15%.

    INDISPENSABILI COSÌ COME SONO

    GLI AUTOMOBILISTI NON SONO PRONTI A RINUNCIARE ALLE PROPRIE AUTO
    Le auto sono considerate accessibili se si fanno determinati sacrifici, ma continuano ad essere percepite come molto costose agli occhi degli automobilisti che, tuttavia, non vi rinunciano in quanto considerate essenziali. Tre quarti di questi, infatti, ritengono che sia impossibile o quasi fare a meno dell’auto, un’opinione generalmente diffusa sia nei Paesi europei che nel resto del mondo. Le popolazioni più legate all’auto si trovano nei Paesi Bassi, in Austria, in Belgio e in Sud Africa. Mentre, Brasiliani, Giapponesi e Norvegesi sono meno propensi a considerarsi auto-dipendenti. In Italia il 68% degli intervistati si dichiara incapace di immaginare una propria esistenza senza auto (Fig. 7).
    I contrasti sono più netti se confrontiamo le diverse generazioni. Il 34% degli under 35 sarebbe disposto a non possedere più un’automobile, rispetto ad appena il 26% degli over 35. In Germania e Norvegia, 1 persona su 2 pensa di poterci riuscire, contro solo 1 persona su 4 in Turchia e 1 su 5 in Cina. In Francia, 4 persone su 10, sotto i 35 anni di età, la pensano alla stessa maniera. Come si potrebbe facilmente intuire, i residenti delle aree rurali sono molto più propensi ad essere attaccati alle proprie autovetture. Il 77% di essi, infatti, non riesce nemmeno a immaginare di vivere senza auto, rispetto al 70% degli abitanti delle città.

    LE PERSONE AMANO LE AUTO COSÌ COME SONO
    La maggioranza degli automobilisti (6 su 10), nonostante la convinzione che l’auto richieda sacrifici economici, quando hanno acquistato l’ultima vettura non hanno rinunciato a determinate caratteristiche o funzionalità per abbassare il prezzo. Che si tratti di accessori, tecnologia di bordo o innovazione, le case automobilistiche hanno fatto un ottimo lavoro per convincere la maggioranza degli automobilisti a non abbandonare i progressi fatti. Esistono tuttavia delle disparità geografiche significative, con i Paesi meno sviluppati economicamente che si dimostrano meno intransigenti. In Brasile, Turchia, Sudafrica, ma anche in Portogallo, solo 4 automobilisti su 10 hanno scelto di non rinunciare a queste caratteristiche, mentre in Austria, Paesi Bassi, Giappone e Polonia, la cifra si avvicina a 7 su 10 (Fig. 8).

    ACQUISTO E UTILIZZO: I COSTI DIVENTANO ECCESSIVI

    Mentre ci sono consumatori che ritengono che il costo d’acquisto delle proprie auto sia stato ragionevole, lo stesso non si può dire per i costi di gestione. Tra l’altro, stiamo parlando di due tipologie di spese completamente differenti.

    NEL COMPLESSO, COSTOSA!

    COSTI COMPLESSIVAMENTE ALTI
    La maggior parte degli automobilisti ritiene che possedere un’auto gravi troppo sulle proprie finanze. 6 su 10 sono di questa opinione. Si tratta di una posizione minoritaria in soli tre Paesi, con i cinesi che sono i meno propensi a lamentarsi in tal senso. I turchi, invece, così come anche i brasiliani, sono tra quelli che si lamentano di più (Fig. 9).

    Le spese legate all’automobile sono più alte negli Stati Uniti, in Austria e in Norvegia, con quasi 2.000 euro all’anno (Fig. 10).
    Tuttavia, se prendiamo in considerazione anche il reddito annuo netto pro capite, l’incidenza dei costi di utilizzo dell’auto (carburante, manutenzione e assicurazione) appare molto diversificata. Negli USA i costi legati all’auto valgono la percentuale più bassa rispetto al reddito (6,4% del rispettivo reddito annuale totale, in Messico è 13,3%, il doppio).

    COSTI SEMPRE MAGGIORI
    Non solo le auto sono costose da gestire al giorno d’oggi, ma questi costi continuano ad aumentare. Più di 8 intervistati su 10 la pensano così. In tutti i Paesi presi in esame la maggioranza degli intervistati ritiene che i costi di utilizzo dell’auto siano in aumento (Fig. 11). Non sorprende che, date le circostanze economiche in cui versano, i turchi siano estremamente d’accordo su questo punto (95%). Quasi lo stesso numero di sudafricani è d’accordo. Bisogna andare in Asia, in particolare in Giappone e in Cina, se si vogliono trovare automobilisti meno critici a tal riguardo, con poco meno di 7 intervistati su 10 che dichiarano, invece, che i costi di gestione dell’automobile non sono aumentati.

    AMMORTAMENTO:
    UN COSTO NASCOSTO DELLA MOTORIZZAZIONE

    Quando si fa il bilancio relativo alla propria auto bisogna considerare non solo i costi ma anche le perdite subite. In quest’ottica, il deprezzamento del veicolo è particolarmente importante nei paesi europei, privando gli automobilisti di un margine di manovra finanziario per l’acquisto della prossima auto. Tale deprezzamento è particolarmente sentito nei modelli elettrici più recenti, dato il maggiore tasso di obsolescenza per quanto riguarda i prodotti innovativi ad alta tecnologia (Fig. 12).

    ASSICURAZIONE E MANUTENZIONE, DUE COSTI CONSIDERATI ANCORA RAGIONEVOLI

    NESSUNA ASSICURAZIONE CONTRO I COSTI ELEVATI
    L’assicurazione è la prima voce di spesa esaminata da L’Osservatorio Auto Findomestic. Il suo costo è considerato elevato da quasi un intervistato su due (Fig. 13). A rischio di ripetersi e, non sarà questa l’ultima volta che accade, i turchi sono i più propensi a definire questo costo eccessivo (71%), mentre i tedeschi sono i meno propensi a farlo (38%). Il divario geografico che si crea intorno a questo tema rivela che la maggior parte degli intervistati, nei vari Paesi europei, ritiene che l’assicurazione sia troppo costosa.
    È il caso, in particolare, del Belgio e della Norvegia. In Italia, invece, il campione si spacca esattamente a metà.

    Eppure, non esiste una vera correlazione tra il costo dell’assicurazione e la sensazione di pagare troppo. Con quasi 1.000 euro all’anno, gli austriaci sostengono i costi assicurativi più elevati, ma sono tra i meno propensi a considerare il prezzo eccessivo. Dall’altro lato della classifica, i polacchi sono tra i più critici, nonostante paghino meno per le proprie polizze (Fig. 14).

    RIPARAZIONI: UN MALE MINORE
    Per quanto riguarda la manutenzione e le riparazioni, la seconda voce di spesa per i proprietari di veicoli, le opinioni degli automobilisti sono più moderate, con poco più di 4 intervistati su 10 che le considerano troppo elevate (Fig. 15). Ancora una volta, i turchi sono in cima alla lista (72%), seguiti questa volta dai giapponesi, anch’essi in rivolta per i prezzi elevati. Nel frattempo, gli americani e gli inglesi non sembrano soffrire eccessivamente per l’esborso finanziario (30% e 34%). Gli italiani, invece, si allineano alla media A giudicare dal costo delle riparazioni dei veicoli e dalla rispettiva percentuale di reddito medio che esse rappresentano, i giapponesi sembrano avere buone ragioni per essere irritati.

    Con una spesa media di 901 euro all’anno, sono nettamente sopra la media, seguiti a distanza dai norvegesi e dagli austriaci. Ancora una volta, i polacchi sono quelli che spendono meno di tutti (326 euro) (Fig. 16).
    Se consideriamo il rapporto riparazioni/reddito, i giapponesi si trovano al secondo posto, mentre i messicani sono di nuovo in testa (rispettivamente 2,7% e 3,1%). In fondo alla classifica troviamo gli stessi due Paesi: Polonia e Stati Uniti.
    Inoltre, è importante sottolineare che la spesa per le riparazioni è molto simile a prescindere dal fatto che i veicoli vengano acquistati nuovi o usati. Le auto nuove sono di solito sottoposte a manutenzione regolare presso i concessionari, il che comporta un costo più elevato, mentre i veicoli di seconda mano tendono a essere riparati più frequentemente, ma a prezzi più bassi.

    PROBLEMA RIFORNIMENTO

    CARBURANTE... QUANTO MI COSTI!
    Mentre il costo dell’assicurazione e delle riparazioni è oggetto di discussione, non si può dire lo stesso per il carburante. I risultati sono chiari: 7 automobilisti su 10 ritengono che la spesa per il carburante sia elevata (Fig. 17).
    La Cina è l’unico paese in cui questa opinione non va per la maggiore, anche se non di molto visto che il 49% degli automobilisti cinesi, la pensa allo stesso modo. In tutti gli altri Paesi, non ci sono dubbi, soprattutto in Turchia, dove 9 persone su 10 ritengono che il costo del carburante sia troppo elevato.

    L’IMPATTO DEI PREZZI ALLA POMPA, VARIA
    In pratica, la spesa mensile media per il carburante degli automobilisti dei 18 Paesi, presi sotto esame da L’Osservatorio Auto Findomestic 2023 è di €133. Sebbene i prezzi siano saliti alle stelle ovunque, ci sono differenze significative tra i vari Paesi (Fig. 18).
    Gli automobilisti giapponesi dichiarano la spesa mensile stimata più bassa: 92 euro. In tutti gli altri Paesi la cifra supera i 100 euro, in alcuni casi con un margine significativo. In Belgio e negli Stati Uniti, la coppia leader in questa precisa classifica, la spesa per il carburante ammonta a 165 euro al mese.
    Nella maggior parte dei Paesi dell’UE, Portogallo e Polonia a parte, la spesa mensile per il carburante è abbastanza simile.

    TAGLIARE I COSTI, A OGNI COSTO

    AGIRE IN PRIMA PERSONA:
    GLI AUTOMOBILISTI SI STANNO ORGANIZZANDO

    Di fronte a una situazione economica che appare sempre più cupa, gli automobilisti sono tutt’altro che compiacenti. Essi, infatti, ritengono che i costi di gestione della propria auto siano troppo elevati. 6 automobilisti su 10 stanno adottando misure per limitare questi costi (Fig. 19).
    Questa reazione è stata particolarmente forte nei quattro Paesi con le economie più deboli, con tre quarti dei sudafricani, dei brasiliani e dei messicani che hanno adottato misure specifiche e una percentuale ancora più alta di turchi.
    Tra i restanti Paesi, la Francia ospita la maggior parte degli automobilisti desiderosi di agire (7 su 10). Al contrario, giapponesi, britannici, austriaci e olandesi mostrano meno entusiasmo.

    UN ATTACCO AL CONSUMO DI CARBURANTE
    Agire? Certo, ma come? Non è necessario essere indovini per capire dove si dovrebbero concentrare gli sforzi. La risposta appare chiara dalle pagine precedenti. Secondo il 65% degli intervistati, la priorità principale è ridurre la spesa per il carburante (Fig. 20).
    I giapponesi sono l’unica eccezione. Come abbiamo visto in precedenza, non sembrano soffrire eccessivamente per i prezzi alla pompa, mentre in tutti gli altri paesi il costo del carburante ha attirato l’attenzione dei cittadini, molto più di qualsiasi altro fattore. E l’Europa è compatta nell’esprimere il desiderio di limitare il costo del carburante.
    L’analisi di ogni altra voce di costo rivela differenze a livello locale. In Francia ridurre la spesa per i pedaggi autostradali è la seconda voce in ordine di priorità. In Belgio, Brasile e Paesi Bassi la spesa per i parcheggi è al secondo posto. In Italia e Giappone si pensa più che altro a ridurre i costi dell’assicurazione.

    PRIORITÀ N° 1: GUIDARE MENO PER CONSUMARE MENO
    Per ridurre la spesa per il carburante, gli automobilisti sono disposti a prendere in considerazione diverse opzioni, la prima delle quali è la più ovvia: guidare meno. 6 persone su 10 hanno adottato questa misura. Il consenso è ampiamente favorevole a questo approccio, con le eccezioni del Giappone e della Cina, dove rispettivamente solo 1 automobilista su 3 e solo 1 su 5 è disposto a prendere in considerazione questa soluzione. Insieme ai sudafricani, i francesi sono i più propensi a ridurre il chilometraggio percorso (rispettivamente 69% e 65%).
    Gli automobilisti sono quindi disposti a guidare meno, ma il 46% degli intervistati si concentra più sul confrontare i prezzi del carburante e sulla ricerca di benzinai più economici.
    Paradossalmente, questo significa che vanno più lontano e quindi consumano più carburante. Questa opzione piace molto meno a turchi e sudafricani.
    Una percentuale quasi identica di automobilisti (44%) è disposta a modificare il proprio stile di guida. Ciò significa guidare in modo più fluido e più lento. I norvegesi, molti dei quali utilizzano veicoli elettrici, non sono particolarmente propensi a togliere il piede dall’acceleratore o a guidare in modo meno aggressivo (24%).
    Su questi tre punti, la differenza tra residenti in aree rurali e urbane è significativa. Il 61% di coloro che abitano in aree rurali pensa di guidare meno, rispetto al 51% di coloro che abitano in aree urbane.
    Quando si tratta di cercare un carburante più economico e di guidare in modo più economico, il divario è minore (rispettivamente 4% e 6%).
    Se si considera la classifica delle misure che le persone sono disposte a adottare, il passaggio ad altre modalità di trasporto è un’altra opzione abbastanza diffusa (36%), in particolare tra gli abitanti delle città (39% contro il 27% degli abitanti delle campagne), ma è chiaro soprattutto che alcune soluzioni eco-compatibili sono di scarso interesse per gli automobilisti.
    La scelta di un veicolo più efficiente dal punto di vista dei consumi interessa solo 1 persona su 5 e il ride sharing solo 1 su 10. Tuttavia, quest’ultimo dato raggiunge 1 su 5 in Turchia, Sudafrica e Messico (Fig. 21).

    RIPARARE LA PROPRIA AUTO CONVIENE SEMPRE
    Focalizzarsi sulla manutenzione è un’altra possibile strada per gli automobilisti che vogliono ridurre le spese (Fig. 22). Tra gli automobilisti che cercano di ridurre i costi, quasi 4 su 10 scelgono di far revisionare e riparare il proprio veicolo da meccanici di fiducia in alternativa al concessionario.
    Le due nazioni iberiche sono quelle in cui i concessionari dovrebbero essere più preoccupati. Anche la manutenzione fai da te risulta essere molto diffusa, con 3 automobilisti su 10 che dichiarano di essere pronti a sporcarsi le mani. Le percentuali più alte di meccanici a domicilio si registrano in Cina e negli Stati Uniti. Un quarto degli intervistati si affida a una soluzione ancora più radicale: ridurre la quantità di interventi di assistenza e manutenzione sui propri veicoli. Più di 4 turchi su 10 si dicono molto allettati da questa idea.

    SI PREVEDONO MENO RISPARMI SUL VERSANTE ASSICURATIVO
    Risparmiare sull’assicurazione è un po’ più complicato (Fig. 23). È importante sottolineare, innanzitutto, che il 24% di coloro che cercano di ridurre i costi non ha fatto alcun passo in questa direzione e gli europei sono i più restii a farlo.
    La via maestra per risparmiare sull’assicurazione resta quella di confrontare le varie proposte (32%), una pratica che è stata adottata in maniera molto disomogenea. Infatti, il 47% degli automobilisti in Turchia sceglie di farlo, rispetto ad appena il 19% nei Paesi Bassi. Per questioni puramente economiche, il 17% ha deciso di ridurre la propria copertura. Il 6% ha addirittura deciso di guidare senza assicurazione.
    Un’altra strada, altrettanto battuta, è quella di cambiare regolarmente assicuratore (19%), con i cinesi e gli inglesi in testa. Tra gli automobilisti, sembra molto apprezzata anche l’abitudine di parcheggiare l’auto in luoghi sicuri al fine di evitare possibili incidenti (17%). Le assicurazioni su misura, comprese le polizze legate al chilometraggio percorso, piacciono al 12% degli intervistati.

    IN ATTESA DI RISPOSTE DALLE CASE AUTOMOBILISTICHE E DAI GOVERNI

    Se da una parte gli automobilisti stanno facendo del proprio meglio ai fini di ridurre i costi di utilizzo del proprio veicolo, dall’altra si aspettano altrettante iniziative, da parte di governi e casa automobilistiche, che vadano nella stessa direzione.
    Per quanto riguarda il miglioramento dei trasporti pubblici, le opinioni di cinesi e americani sono in contrasto (36% contro 15%). Per quanto riguarda il sostegno a chi passa a un veicolo elettrico, Spagna e Germania sono agli antipodi (31% e 14%).

    1 AUTOMOBILISTA SU 2 VORREBBE CHE IL GOVERNO INTERVENISSE SUI PREZZI DEL CARBURANTE

    I GOVERNI DEVONO AGIRE
    La prima misura che i cittadini chiedono ai propri governi è di tipo finanziario, con gli intervistati che vorrebbero innanzitutto un tetto ai prezzi del carburante (Fig. 24). 1 automobilista su 2 desidera una misura di questo tipo. Fanno eccezione cinesi e giapponesi che non chiedono alcuno sconto sul prezzo dei carburanti (36%).
    Sempre sul fronte finanziario, quasi 4 automobilisti su 10 vorrebbero che il governo riducesse le varie tasse a carico degli automobilisti. Ci sono altre due misure che ottengono livelli di popolarità quasi uguali: poco più di un intervistato su cinque vorrebbe che il trasporto pubblico fosse ulteriormente migliorato e che fosse offerto un sostegno a chi acquista veicoli elettrici. Entrambe le soluzioni sono volute soprattutto dagli abitanti delle città.

    LE CASE AUTOMOBILISTICHE DEVONO METTERE LE MANI SUL VOLANTE
    Se è vero che gli automobilisti si aspettano delle risposte dal governo, è altrettanto vero che le attendono anche dalle case automobilistiche che non devono stare lì a guardare, incoraggiate dai risultati ottenuti (argomento ampiamente trattato in seguito). Ovviamente, anche le case automobilistiche dovranno concentrarsi sul fattore carburante (Fig. 25).
    Il 64% degli intervistati ritiene che i produttori debbano innanzitutto progettare veicoli più efficienti dal punto di vista dei consumi. Si tratta di un’opinione condivisa da quasi il doppio delle persone rispetto alla voce successiva dell’elenco, a ulteriore riprova dell’immensa importanza che gli automobilisti attribuiscono a questo tema. Non sorprende che i norvegesi e gli americani siano i meno propensi a sostenere questo tipo di misure (rispettivamente il 56% e il 53%).
    La prima è una nazione di utilizzatori di veicoli elettrici, mentre la seconda una terra di carburanti a basso costo.
    Un altro approccio, volto a ridurre il consumo di carburante per vie traverse, è la progettazione di veicoli più leggeri (32%). Questa è una strada maestra in Germania; nazione famosa per le sue grandi berline.
    Limitare i costi di distribuzione e ridurre la quantità di accessori montati sui veicoli, sono due opzioni che ottengono un riscontro molto meno positivo e, questo, è un altro segnale che indica che le case automobilistiche dovrebbero davvero indirizzare le proprie energie verso un maggiore risparmio di carburante, che ha un chiaro impatto quotidiano.

  • Capitolo 2 SOLUZIONI DI MOBILITÀ COMPLEMENTARI
    Capitolo 2

    SOLUZIONI DI MOBILITÀ COMPLEMENTARI

    Nel corso della storia, e soprattutto nella preistoria, l’umanità era nomade. Muoversi era necessario per la sopravvivenza e la sicurezza degli esseri umani. Dall’inizio del XX secolo, questa necessità è stata soddisfatta dall’automobile.

    Ogni giorno e durante i fine settimana e le vacanze, le automobili sono uno strumento fondamentale che consente alle persone di muoversi.
    Tuttavia, sotto l’influenza diretta dei cambiamenti strutturali economici, ambientali e sociali, di cui il cambiamento climatico è uno degli esempi più evidenti, i comportamenti e le abitudini stanno cambiando. La supremazia dell’automobile sta svanendo. Il miglioramento del trasporto pubblico e la nascita della mobilità dolce, soprattutto nelle città, offrono sempre più alternative naturali e complementari all’automobile, che vede ridurre giorno dopo giorno la propria importanza all’interno della società.

    É DIFFICILE VIVERE UNA VITA SENZA AUTO

    AL CENTRO DEI VIAGGI DELLE PERSONE:
    PRATICITÀ SFRENATA
    A fronte di qualsiasi situazione quotidiana, che si possa immaginare, l’auto rimane senza ombra di dubbio il mezzo di trasporto ideale. Questo è particolarmente vero quando si fa shopping o si praticano attività sportive (Fig. 26). 9 intervistati su 10 dichiarano di utilizzare il proprio veicolo spesso o molto spesso in questi casi. Quando si parte per le vacanze, 8 persone su 10 scelgono la macchina.
    Questa percentuale scende leggermente quando si tratta di spostamenti quotidiani, come il pendolarismo. In queste situazioni, tre quarti delle persone utilizzano l’auto. É molto importante sottolineare che questo punteggio è diminuito di 5 punti rispetto all’anno scorso, presumibilmente a causa dell’impatto della crisi sanitaria globale, che ha portato meno persone a recarsi sul posto di lavoro.
    Con punteggi così alti, è logico che le differenze tra i Paesi siano minori. Gli austriaci, i francesi e gli inglesi hanno una probabilità leggermente inferiore alla media di utilizzare l’auto quotidianamente (63%, 64% e 64%), a differenza di cinesi, messicani e sudafricani (90%).

    PIÙ A PROPRIO AGIO SULLE STRADE RURALI CHE SU QUELLE CITTADINE
    La tipologia di strade utilizzate dagli automobilisti rileva un divario geografico più netto. Infatti, gli europei tendono a utilizzare l’auto in egual misura in ambienti urbani e rurali, mentre il resto del mondo usa i veicoli principalmente in città. Se consideriamo il mondo nel suo complesso, 1 persona su 2 dichiara di utilizzare il proprio veicolo sia in ambiente urbano che rurale.
    I Paesi, in cui l’utilizzo dell’auto è più diversificato, tendono ad essere le nazioni più piccole in termini di dimensioni, come dimostra il fatto che il 68% degli olandesi e il 60% dei belgi utilizza il proprio veicolo sia in ambiente rurale che urbano (Fig. 27). I Paesi in cui le persone guidano l’auto principalmente, per non dire esclusivamente, nelle aree urbane tendono ad essere quelli le cui estensioni territoriali sono importanti e con numerose megalopoli, come il Brasile e la Cina (88% e 80%).

    PER GLI SPOSTAMENTI QUOTIDIANI, LE AUTO RAPPRESENTANO UNA SFIDA

    LA MOBILITÀ DOLCE STA GUADAGNANDO TERRENO
    Il fatto che gli automobilisti utilizzino spesso la propria auto non impedisce loro di ricorrere, talvolta, ad altre forme di mobilità (Fig. 28). Detto questo, mentre 4 automobilisti su 10 non rinuncerebbero mai alla propria auto, quasi la metà degli intervistati accoglie la mobilità dolce, il trasporto pubblico o il treno, come mezzi alternativi all’automobile. In quattro dei Paesi esaminati, la maggioranza degli intervistati preferisce utilizzare l’auto: Regno Unito, Germania, Francia e, con maggior decisione, gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, in Cina, Turchia e Giappone si registrano le percentuali più alte di automobilisti che utilizzano soluzioni di mobilità dolce o il trasporto pubblico. Il car sharing e il ride sharing interessano ancora solo una percentuale relativamente piccola di automobilisti (11%).
    Questi risultati complessivi nascondono un chiaro divario tra aree rurali e urbane. Il 56% di coloro che vivono in campagna utilizzano indifferentemente l’auto ogni giorno, rispetto a solo il 35% di coloro che vivono in città. Al contrario, più della metà degli abitanti presenti nelle città preferisce la mobilità dolce, il trasporto pubblico o il treno, mentre la cifra per le popolazioni rurali raggiunge appena il 35%. Più avanti, torneremo ad approfondire il suddetto divario territoriale.

    PIÙ DI 4 PERSONE SU 10 UTILIZZANO SEMPRE L’AUTO PER I PROPRI SPOSTAMENTI QUOTIDIANI

    UN GIUSTO EQUILIBRIO QUANDO SI PARLA DI USO NEL TEMPO LIBERO E DURANTE LE VACANZE
    I risultati relativi agli spostamenti privati e ai viaggi di piacere non si discostano molto dai dati precedenti (Fig. 29). I punteggi sono più o meno gli stessi, con il 42% che utilizza sempre l’auto e il 44% che opta per la mobilità dolce, il trasporto pubblico o il treno.
    Tra un Paese e l’altro, cambia praticamente molto poco.

    I viaggi del fine settimana o le vacanze spostano l’ago della bilancia?
    Non proprio. Anche in questo caso, 4 persone su 10 utilizzano indifferentemente l’auto per questi scopi. Per le lunghe distanze, invece, i treni e i pullman sembrano fare una grande concorrenza all’utilizzo dell’auto (Fig. 30).

    IL MIX DELLA MOBILITÀ: UNA TENDENZA URBANA

    LA NASCITA DISOMOGENEA DELLA MOBILITÀ DOLCE:
    FORTI DISPARITÀ GEOGRAFICHE
    Il relativo predominio dell’automobile per l’uso quotidiano, le vacanze e il tempo libero non ha arrestato la popolarità della mobilità dolce, che è in costante crescita. Infatti, con quasi 1 persona su 2 che utilizza una bicicletta, uno scooter o una due ruote motorizzata, è chiaro che non si tratta solo di una preferenza di nicchia, ma di un’alternativa reale e sempre più coinvolgente. Certo, questo fenomeno è più diffuso nei Paesi europei.
    Inoltre, le disparità sono più significative rispetto alla maggior parte degli altri argomenti esaminati finora da questo sondaggio. Nei Paesi Bassi, dove il 78% degli intervistati, oltre all’auto, utilizza la bicicletta per i propri spostamenti, si tratta di un atteggiamento sociale diffuso in tutte le parti del Paese. I cinesi, che tendono ad essere altrettanto facilmente associati alla bicicletta, ma anche i polacchi, considerano la mobilità dolce come complementare all’uso dell’auto. Al contrario, gli americani, portoghesi e sudafricani sono stati lenti nel convincersi a voler abbracciare queste nuove forme di spostamento (1 su 3) (Fig. 31).

    UN FASCINO IN COSTANTE AUMENTO
    E in maniera ancora più positiva, questi approcci più ecologici alla mobilità stanno gradualmente guadagnando terreno. Le forme di mobilità dolce sono sempre più utilizzate da quasi un terzo degli automobilisti intervistati, una cifra superiore alla percentuale di chi dichiara di utilizzarle sempre meno. Anche la percentuale di automobilisti che non utilizza più alcun mezzo di trasporto è superiore a quella che li utilizza più frequentemente (Fig. 32).
    Tuttavia, il trasporto pubblico, i treni e i pullman sono stati scelti di recente, rispettivamente dal 23%, 16% e 15% degli intervistati. In generale, lo stato attuale delle cose rimane invariato, con metà dei proprietari di auto che non ha apportato alcuna modifica alle proprie abitudini di spostamento.
    Per fare un esempio geografico specifico, gli intervistati in Turchia sembrano essere i più disposti a provare ogni possibile modalità di trasporto che possa offrire una valida alternativa all’uso dell’auto, considerata troppo costosa. Che si parli di mobilità dolce, trasporti pubblici, treni, pullman, aerei o car sharing, i turchi sono in cima alla classifica dei 18 Paesi, studiati ai fini della presente classifica. La Turchia è superata solo dalla Cina (di 2 punti) per quanto riguarda il ride sharing.

    MOBILITÀ DOLCE E RURALITÀ NON COMBACIANO
    I risultati precedenti mostrano che esistono differenze fondamentali di opinione tra il mondo rurale e quello urbano quando si parla di mobilità dolce. Due risultati specifici emersi da questa indagine confermano questa analisi. In termini di spostamenti quotidiani, si nota una netta differenza tra gli abitanti delle zone rurali, che non hanno altra scelta se non quella di usare l’auto, e gli abitanti delle città, che possono farne a meno più facilmente.
    Infatti, il 56% degli abitanti delle aree rurali fa affidamento sul proprio veicolo ogni giorno, mentre questo vale solo per il 35% dei residenti in città (Fig. 33). L’uso quotidiano dell’auto nelle aree rurali è principalmente un fenomeno occidentale. Ciò è confermato dal fatto che i tassi più elevati si registrano negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania e in Francia, quattro Paesi in cui il settore automobilistico svolge un ruolo economico fondamentale.

  • Capitolo 3 VEICOLI ELETTRICI? CERTO, MA A QUALE PREZZO?
    Capitolo 3

    VEICOLI ELETTRICI? CERTO, MA A QUALE PREZZO?

    É l’economia, stupido. Questa frase ormai famosa è stata scritta nel 1992 dal consigliere del futuro presidente Bill Clinton, James Carville, su un cartello nel quartier generale della campagna elettorale a Little Rock.

    Guardando i risultati di questo sondaggio, le sue parole sembrano più attuali che mai.
    Le auto sono costose da comprare, sono costose da usare e questo costo sta diventando proibitivo per gli automobilisti, che ora temono di essere abbandonati a se stessi. Se è vero che lo sviluppo inevitabile e obbligatorio per legge dei veicoli elettrici lascia presagire un futuro più roseo, i produttori devono evitare di commettere lo stupido errore di ignorare ciò che i clienti dicono sui prezzi.

    AUTO: UN MOTIVO DI ESCLUSIONE?

    GLI AUTOMOBILISTI SONO PESSIMISTI RIGUARDO AL FUTURO:
    PAURA DI UN FUTURO SENZA AUTO
    Se oggi l’automobile è una fonte di pressione economica, domani è motivo di reale preoccupazione, sempre che le testimonianze raccolte per questa edizione 2023 de L’Osservatorio Auto Findomestic siano ascoltate. 6 intervistati su 10 dichiarano, infatti, di temere che in futuro non potranno più permettersi di possedere un’automobile (Fig. 34).
    Abbiamo visto quanto i turchi si sentano attualmente in disappunto, e sono altrettanto scoraggiati quando pensano a ciò che li aspetta. L’85% condivide la paura di dover vivere senza auto. Anche i messicani, i portoghesi, i brasiliani e i sudafricani sono pessimisti. I Paesi Bassi sono l’unico paese in cui la maggioranza non è di questo avviso (49%). L’Italia e la Cina registrano punteggi simili, inferiori alla media.

    PRIMA ERA PIÙ SEMPLICE
    Quando si chiede di pensare al passato, gli automobilisti esprimono un certo grado di nostalgia e invidia nei confronti dei rispettivi genitori. Un numero maggiore di questi ritiene che oggi sia più difficile possedere un’auto rispetto al passato (42% contro 32%). I turchi, i sudafricani e gli italiani sono i più propensi a rimpiangere i “bei tempi andati”.
    Al contrario, i cinesi, che si sono affacciati relativamente da poco al mondo delle automobili, sono decisamente positivi sul presente. La Cina, infatti, è l’unico Paese in cui un’ampia maggioranza ritiene che oggi sia più facile possedere un’automobile, rispetto a quanto non lo fosse in passato. (Fig. 35).

    PREZZO, IL TETTO DI VETRO DEL SETTORE AUTOMOBILISTICO

    I PREZZI ELEVATI VIETANO LA PROPRIETÀ
    6 proprietari di auto su 10 dichiarano di dover fare a meno dell’auto a causa dei costi elevati, sia in merito all’acquisto sia alla gestione (Fig. 36). In tutti i Paesi esaminati, questo è il fattore che ha la precedenza su qualsiasi altra considerazione. Questa ragione è leggermente più forte per gli abitanti delle aree urbane rispetto a quelli delle aree rurali, in quanto i costi di parcheggio che sostengono sono indubbiamente maggior. Da un punto di vista generazionale, questo costo pesa più pesantemente sugli under 35. La seconda ragione per cui le persone vivono senza auto è la rete di trasporti pubblici di cui dispongono (23%). Gli abitanti delle città sono molto più propensi, su questo punto. Un’analisi geografica mostra che i giapponesi sono talmente soddisfatti della propria rete di trasporto pubblico (51%) da non sentire la necessità di disporre di un’auto. All’altro lato della classifica troviamo i brasiliani, pochi dei quali si dicono soddisfatti (9%).

    1 persona su 5 dichiara di non aver bisogno di un’auto, cosa che è più comune tra gli over 35. L’impossibilità di guidare rappresenta il 15% dei casi. Le tematiche ambientali sono appena accennate. Solo l’8% delle persone intervistate menziona questo problema.

    L’ACQUISTO DI UN’AUTO NUOVA È UN PASSO DIFFICILE DA COMPIERE
    L’84% degli intervistati, tra coloro che hanno acquistato una vettura usata, ha rinunciato all’acquisto di un veicolo nuovo per motivi di costo (Fig. 37). I lontani cugini di Brasile e Portogallo sono quasi unanimemente di questo parere, così come i messicani. Solo gli americani, con un punteggio del 72%, sono leggermente meno propensi a lamentarsi delle difficoltà economiche.

    IL COLPO DI GRAZIA ELETTRONICO

    UN CLIMA DIFFICILE... MA LE CASE AUTOMOBILISTICHE RESTANO AVIDE:
    LA FINE DEI MOTORI A COMBUSTIONE ENTRO IL 2035
    In un momento in cui la domanda di nuovi veicoli è relativamente bassa, si potrebbe immaginare che, con la crisi ambientale che ora pesa sulle menti delle persone di tutto il mondo, questa sia una buona opportunità per incrementare le vendite di auto elettriche. Un passo cruciale in questa direzione è stato il voto del Parlamento europeo dell’8 giugno, che ha vietato la vendita di nuovi veicoli con motore a combustione interna a partire dal 2035. È stata la prima volta che una decisione di questo tipo è stata presa su scala continentale. Molti produttori hanno scelto di essere proattivi e di passare alla produzione 100% elettrica prima della scadenza. Nel 2024, Alpine sarà il primo marchio a fare il grande passo. Anche la megacorp Stellantis sarà all’avanguardia in merito al presente cambiamento, con DS che seguirà l’esempio nel 2027, Opel nel 2028 e Fiat nel 2030. Il 2030 è anche l’anno che Ford (solo in Europa), Mercedes, Peugeot e Renault hanno fissato come data limite.

    L’ELETTRICITÀ NELL’ARIA È DEBOLE
    Mentre le normative che entreranno in vigore nei prossimi anni aumenteranno indubbiamente le vendite, il fattore prezzo spinge gli automobilisti a esprimere le proprie riserve. 1 intervistato su 10 dichiara di possedere un veicolo ibrido o elettrico (Fig. 38). Non sorprende che questa categoria di automobilisti è più probabile che si trovi in Norvegia, Giappone e Cina. In Sudafrica e in Messico, invece, tale categoria di veicoli è quasi inesistente. Questo vale anche per il mercato delle auto usate. Solo il 4% degli automobilisti che hanno acquistato veicolo di seconda mano dichiara di guidare un ibrido o elettrico. Ovviamente, il risultato in gran parte si spiega con il fatto che si tratta di un mercato relativamente nuovo. Ancora una volta, Norvegia e Giappone, ma anche il Brasile, sono i Paesi in cui il mercato è più è più sviluppato (13%, 9% e 8%).
    Perché i veicoli elettrici faticano a conquistare le persone? 7 intervistati su 10 ritengono eccessivo il prezzo e questo li scoraggia dall’acquistarne uno. Si tratta dell’opinione più accreditata in tutti i Paesi, interessati dal sondaggio.

  • Capitolo 4 EPILOGO
    Capitolo 4

    EPILOGO

    In un contesto geopolitico molto incerto e in un clima economico difficile, caratterizzato da un’inflazione elevata e dalla necessità di adattarsi a nuovi standard ambientali, stiamo per entrare in un periodo che sarà cruciale per il settore automobilistico. Come dimostra questa edizione 2023 de L’Osservatorio Auto Findomestic, gli automobilisti continuano ad amare l’auto ma non sono necessariamente disposti a fare follie per averla. L’auto resta essenziale per la maggior parte degli intervistati ma i costi di acquisto, utilizzo e gestione complessiva stanno diventando troppo “pesanti” per i budget familiari. In questo contesto, il mercato sta concentrando l’offerta sulle auto elettrificate che, per via delle disposizioni UE, rappresentano sempre di più una sorta di soluzione “obbligata” per la domanda. Ciò nonostante le auto elettrificate, le full electric specialmente, mantengono costi ritenuti troppo elevati da parte degli automobilisti di tutti i Paesi oggetto di studio. E pertanto, sono percepite dal consumatore come una via da percorrere, ma non a qualsiasi prezzo. Questo fa sì che, allo stato attuale, si corra il rischio che si apra un divario economico e sociale sui temi relativi alla proprietà dell’auto, emarginando ulteriormente chi dipende dal proprio veicolo quotidianamente. Un divario ancora più grande sembra destinato a formarsi tra coloro che dispongono delle necessarie risorse finanziarie per accedere al mercato delle auto elettriche e quelli che invece saranno costretti a vedersele passare di fianco, senza potervi accedere. C’è allora la possibilità che presto siano introdotti sul mercato veicoli elettrici a basso costo di produzione asiatica, veicoli che potrebbero dare a molte più persone la possibilità di godere di questa tecnologia a un prezzo di gran lunga più abbordabile. In questo scenario che cosa faranno le case automobilistiche occidentali?

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Specializzata dal 1984 nel credito alla famiglia per l'acquisto di beni e servizi ad uso privato, è parte di BNP Paribas, primario Gruppo Bancario internazionale.

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