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Osservatorio Nazionale 2022 - Consumi
Nazionale luglio 2022
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  • Capitolo 1Lo scenario economico
  • Capitolo 2Auto nuove
  • Capitolo 3Auto usate
  • Capitolo 4Motoveicoli
  • Capitolo 5Mobili
  • Capitolo 6Elettrodomestici grandi
  • Capitolo 7Elettrodomestici piccoli
  • Capitolo 8Elettronica di consumo
  • Capitolo 9Telefonia
  • Capitolo 10Information technology
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  • Capitolo 12Schede regionali
  • Capitolo 1 Lo scenario economico
    Capitolo 1

    Lo scenario economico

    I CONSUMI DELLE FAMIGLIE ITALIANE

    Il 2021 si è aperto con alcune criticità, dettate dalla terza ondata della pandemia che non ha permesso di allentare le misure di restrizione alla mobilità e socialità introdotte a fine 2020 ed ha mantenuto in calo i consumi interni nel primo trimestre. A partire da marzo, l’accelerazione della campagna di vaccinazione, l’allentamento delle misure di restrizione, il calo dei contagi e il miglioramento della fiducia delle famiglie hanno consentito un forte rimbalzo dei consumi interni. Le famiglie hanno speso con ritrovata fiducia, impiegando parzialmente i risparmi accumulati durante la fase più acuta della crisi. La crescita è risultata diffusa a tutti i comparti di consumo, mostrando una maggiore intensità per la domanda di servizi, che ha riflesso il significativo aumento della mobilità delle persone, per svago e per lavoro e beneficiato nei mesi estivi anche della ripartenza del turismo internazionale.

    A consuntivo dei primi nove mesi del 2021 i consumi interni si sono collocati su livelli superiori del 3.8% a prezzi costanti rispetto al corrispondente periodo del 2020. Una dinamica tuttavia che sconta i bassi livelli toccati nei mesi primaverili dello scorso anno; se confrontati con il periodo pre-Covid, persiste infatti ancora un gap dell’8.5% a prezzi costanti rispetto ai primi nove mesi del 2019. Il ritardo nel percorso di recupero dei livelli pre-pandemici è particolarmente elevato per i servizi (-14.3%) e per i beni semidurevoli (-12.1%), abbigliamento e calzature in primis. All’estremo opposto i consumi di beni durevoli si sono collocati su livelli superiori del 3.2% a quelli dei primi nove mesi del 2019, grazie alla vigorosa crescita della domanda di beni tecnologici e per la casa, sostenuta anche dagli incentivi e dalla spinta alla ristrutturazione delle abitazioni. Sostanzialmente stabili rispetto ai livelli pre-Covid, invece, i beni non durevoli, con il rilevante contributo dei consumi alimentari.

    Le indicazioni quali-quantitative indicano il proseguimento della crescita dei consumi anche nell’ultimo trimestre dell’anno. Al netto di un eventuale peggioramento del quadro pandemico, nell’ipotesi che l’aumento dei contagi in atto non aggravi il carico delle ospedalizzazioni, i mesi finali dell’anno dovrebbero confermare trend positivi, pur con minore slancio rispetto all’estate.
    In media d’anno, pertanto, nel 2021 si stima una crescita dei consumi interni del +4.9%, a prezzi costanti. Il rimbalzo sarà particolarmente intenso per le categorie di spesa più colpite lo scorso anno, ma a fine anno solo i beni durevoli e gli alimentari, questi ultimi cresciuti anche nel 2020, avranno recuperato pienamente i livelli del 2019. Per il complesso dei consumi interni, il gap rispetto ai livelli pre-pandemici si attesterà ancora al -7.4% nel 2021 (-6.2% in valore).
    Dal 2021 la ripresa dei consumi sarà sostenuta dalla riattivazione della domanda del comparto dei beni non alimentari e dei servizi che, dopo il pesante calo del 2020 imboccherà un sentiero di crescita. Nel 2021, in particolare, si attende un rimbalzo più forte per i consumi di beni durevoli, sostenuti dalla forte attenzione all'efficienza energetica e alla sostenibilità ambientale oltre che dagli incentivi, che imprimeranno una spinta alla ristrutturazione delle abitazioni e, a traino, degli ambienti interni.
    Gli effetti della pandemia sui consumi si riassorbiranno lentamente contribuendo alla ricomposizione del paniere di spesa verso le categorie legate allo stare in casa - dall'alimentare all'ambiente domestico (miglioramento del comfort e della dotazione tecnologica) - a scapito dei beni per la mobilità e socialità, per i quali si stima un recupero lento e parziale dei livelli pre-pandemia.
    Gli elementi di incertezza del presente scenario restano legati a doppio filo all’evoluzione della pandemia nei mesi invernali che potrebbe di nuovo smorzare il percorso di ripresa della domanda non alimentare, e soprattutto dei beni e servizi legati alla mobilità e socialità. Contribuisce, inoltre, al clima di incertezza la ripresa dell’inflazione al consumo. Nel nostro scenario previsivo formulato a dicembre si stima un’accelerazione dei prezzi al consumo, spinta dai rincari dei beni energetici, dovuti a fattori temporanei che dovrebbero rientrare già il prossimo anno. Il dato medio tuttavia non deve far trascurare il profilo molto ripido che l’inflazione ha assunto nei mesi autunnali, arrivando al 3% in ottobre, per il sommarsi di effetti base e di una trasmissione degli impulsi internazionali a valle nella catena produttiva. La maggiore onerosità delle spese obbligate (combustibili, utenze domestiche, etc,) potrebbe drenare risorse da destinare agli altri comparti di consumo, contribuendo ad attenuare il passo della ripresa dei consumi.

    Relativamente ai beni durevoli monitorati nell’Osservatorio, nel 2021 in media d’anno la spesa ha registrato un incremento del 13.6% che ha consentito al mercato di posizionarsi su livelli superiori di circa il 2% rispetto a quelli pre-Covid. In un contesto di forti rincari sui prezzi di molti dei principali input produttivi e di difficoltà di approvvigionamento dei produttori, a fronte di una vigorosa crescita della domanda, soprattutto nei comparti dei beni durevoli per la casa, si stima un rafforzamento dei prezzi al 2.7%.
    All’interno del mercato, segni positivi trasversali ai diversi comparti. Per il comparto della mobilità la crescita è risultata del 10.5% in valore, insufficiente tuttavia a colmare il gap maturato con la crisi. A fine 2021 le vendite sono, infatti, risultare inferiori del 5.8% ai livelli pre-pandemici del 2019. Il gap maggiore rispetto al pre-crisi è appannaggio delle auto nuove che, seppure in ripresa (+6.5%), si sono mantenuti su valori di mercato inferiori dell’11.8% rispetto al 2019. Risultato meno penalizzante per le auto usate che, grazie ad una crescita del +12.7% nel 2021, si assestano su valori inferiori del 2.2% rispetto al pre-pandemia, complice anche una caduta meno accentuata durante la crisi sanitaria del 2020. Decisamente positiva, invece, l’evoluzione del mercato delle due ruote a motore che ha mostrato una crescita più vivace (+23.6%) rispetto alle auto, segnale di una rinnovata preferenza dei consumatori verso questo mezzo di trasporto, e si assesterà su valori superiori del 15.2% a quelli del 2019.
    Nel mercato dei beni per la casa, la crescita è stata del 17.3% in valore, che ha portato nel 2021 le vendite su livelli superiori del 12.4% rispetto al 2019. Un risultato importante attribuibile soprattutto ai comparti della tecnologia consumer che hanno sperimentato nel 2021 una crescita vigorosa (+14.9%), continuando a beneficiare delle nuove esigenze di vissuto in casa e dell’avvio del rinnovo della dotazione video delle famiglie. L’elettronica di consumo mostra gli incrementi più elevati (+40.6%), seguita da elettrodomestici grandi (+21%) e telefonia (+9.3%); dinamica espansiva anche per information technology (+3.6%) e piccoli elettrodomestici (+9%), in decelerazione tuttavia dopo il balzo registrato nel 2020.
    In decisa ripresa, infine, anche la spesa per l’acquisto di mobili (+19.8% in valore), che porta il mercato su livelli superiori del 5.4% rispetto a quelli del 2019.

  • Capitolo 2 Auto nuove
    Capitolo 2

    Auto nuove

    Il 2021 si configura nel complesso come un anno deludente per il mercato delle auto nuove: nonostante il sostegno degli ecoincentivi, stanziati più volte nel corso dell’anno e sempre rapidamente esauriti, il gap con i volumi pre-pandemia si è mantenuto consistente. Nella seconda parte dell’anno, poi, si è osservato un nuovo ampliamento delle distanze con i livelli di immatricolato 2019, a causa dei ritardi nelle consegne di auto per via della carenza nelle forniture di microchip, fenomeno che è atteso impattare sul mercato anche nella prima parte del 2022. A fronte di una crescita rispetto al 2020 moderatamente superiore per le imprese, sono le famiglie a chiudere l’anno confermando un gap minore con i livelli pre-Covid, grazie alla preferenza di utilizzo del mezzo privato per la mobilità che ha seguito la crisi sanitaria, mentre la componente aziendale rimane penalizzata dalla debolezza di alcuni comparti, car sharing e rent a car in particolare.

    LA STRUTTURA DEL MERCATO: IMMATRICOLAZIONI

    Il 2021 si configura nel complesso come un anno deludente per il mercato italiano della auto nuove, pur nel percorso di recupero dei volumi che ha seguito il crollo legato alla crisi sanitaria. La crescita dei volumi immatricolati rispetto al drammatico 2020 è stata infatti limitata al 5.8%, con un mercato che si ferma ancora sotto il milione e mezzo di nuove autovetture, ben distante dai livelli del pre-pandemia. Il gap con il 2019 rimane del 23.5%, con oltre 450 mila vetture perse.
    A frenare il percorso della ripresa, che si era avviata più tonica all’inizio dell’anno, hanno contribuito due fattori in particolare. Il primo è il continuo stop and go dell’Ecobonus, che ha proceduto con riconferme e stanziamenti successivi, andati in rapido esaurimento. Gli incentivi, se da un lato hanno impresso un deciso cambiamento nella composizione del mercato verso modelli green, dall’altro, date le risorse stanziate, non sono stati sufficienti a riportare il mercato su livelli vicini al pre-crisi. Il peggioramento in corso a partire dai mesi estivi si è acuito da ottobre, quando al sostanziale esaurimento delle ultime risorse stanziate per incentivare le autovetture ecologiche si sono combinati i problemi di offerta di nuovi modelli legati alla mancanza di componenti elettroniche sui mercati internazionali. I ritardi nelle consegne dei veicoli per via della carenza nelle forniture di microchip sono attesi continuare a frenare l’immatricolato nel medio periodo, aggiungendo nuova sabbia negli ingranaggi della ripresa, condizionata anche da un atteggiamento di spesa di famiglie e imprese che si mantiene prudente, ancora impattato dalla profondità della crisi 2020.

    In media d’anno nel 2021 le immatricolazioni alle famiglie hanno mostrato un recupero del 4.1%, che ha seguito la contrazione prossima al 20% del 2020, lasciando i volumi di venduto a privati ancora sotto di quasi il 16% rispetto al 2019. Il percorso di recupero, che nel 2020 per questa componente si era mostrato più tonico rispetto alla domanda business, sostenuto dalla preferenza verso il mezzo di trasporto privato per contenere i rischi sanitari e dagli incentivi pubblici, è risultato frenato nel 2021 da ecoincentivi che hanno proseguito a singhiozzo e dalla persistente cautela di spesa da parte delle famiglie, dopo il crollo dei consumi e la contrazione dei redditi osservate nel 2020. Dopo un primo semestre in cui i volumi di immatricolato delle famiglie sono risultati in crescita rispetto al 2020 (il confronto è con i mesi colpiti in maniera più consistente dai blocchi sanitari), a partire dall’estate il segno è tornato in negativo, con livelli di immatricolato che per il comparto sono scesi ampiamente sotto i volumi dello stesso periodo del 2020, allargando nuovamente il gap con il 2019.

    Sul fronte delle imprese se il 2020 ha rappresentato un anno nel complesso più difficile per la domanda business, pesantemente colpita da blocchi produttivi, incertezza e sostanziale stop dei noleggi a breve, nel 2021 il recupero spuntato dalle immatricolazioni delle imprese è stato maggiore rispetto alla media del mercato. Il sostegno agli acquisti delle imprese è venuto dal deciso recupero dell’attività produttiva post pandemia e dalla spinta agli investimenti derivante dai fondi europei, propulsione che si espliciterà in maniera più consistente nei mesi a venire. Il risultato è di immatricolazioni che sono cresciute di quasi il 9% nel 2021 rispetto al 2020, posizionandosi su un livello che però è ancora inferiore del 34% circa nel confronto con il 2019.
    Le dinamiche all’interno del canale delle imprese sono differenziate per comparto. A trainare la ripresa nel 2021 è stato infatti il noleggio a lungo termine, che ha pienamente beneficiato del recupero dell’attività produttiva e della ripresa del ciclo di investimenti delle imprese. Il comparto ha quindi potuto riprendere la sua storica espansione, mostrandosi il più dinamico all’interno del canale, anche se i livelli di immatricolato a fine 2021 rimangono di qualche punto percentuale inferiori al pre-crisi. Permangono invece le difficoltà per il noleggio a breve, in quanto la ancora non piena normalizzazione sul fronte dei movimenti turistici e i timori persistenti legati alla diffusione del virus hanno continuato a limitare l’utilizzo di auto in sharing e il rent a car. A fine 2021 i livelli di immatricolato per noleggio a breve risultano ancora più che dimezzati rispetto al 2019. Un contributo negativo all’evoluzione del canale imprese è venuto poi, nel 2021, dall’evoluzione delle autoimmatricolazioni. Esse sono infatti state frenate sia dalla relativa debolezza della domanda sia dai problemi di disponibilità di auto nuove acuitesi nella seconda parte dell’anno per la crisi dei chip. Questi fattori hanno contribuito a mantenere il livello di vetture immatricolate dai concessionari come auto di cortesia e a scopo di rivendita sul mercato dell’usato a chilometro zero su minimi storici, anche in questo caso pari a circa la metà di quelli pre-Covid.

    La combinazione degli andamenti dei due canali esaminati porta a una crescita nel 2021 della quota delle imprese sul totale delle nuove immatricolazioni, che sale al 37.5% dal 36.4% del 2020, anche se la percentuale di immatricolato delle famiglie rimane su livelli storicamente elevati.

    LA COMPOSIZIONE DELLE IMMATRICOLAZIONI

    Sebbene attivi a singhiozzo, gli ecoincentivi hanno continuato a sostenere l'avanzata delle auto elettrificate nel corso del 2021, accelerando il processo di ricomposizione del mix di mercato a favore dei modelli di autovetture con alimentazione elettrica o ibrida. Le nuove immatricolazioni di vetture ibride e plug-in hanno rappresentato quasi il 34% del totale mercato nel 2021 (da una penetrazione poco sopra il 6% nel corrispondente periodo del 2019). Le elettriche pure si sono attestate al 4.6%, con una quota che continua a mostrare crescite progressive, grazie sia agli incentivi pubblici sia a un’offerta da parte dei produttori che è sempre più focalizzata su questi modelli. Una frenata alla loro diffusione nei prossimi mesi potrebbe venire dai limiti nella disponibilità di componenti elettronici, che sono particolarmente presenti in queste motorizzazioni, fattore che ha contribuito a creare gli attuali shortage di offerta di componentistica. D’altro canto le dichiarazioni delle case produttrici indicano la volontà di dare priorità ai modelli elettrici di fronte a potenziali limitazioni produttive, confortando nel prevedere che la tendenza di spostamento verso le auto green non potrà che mantenersi e, probabilmente, rafforzarsi.

    Parallelamente alla diffusione delle vetture elettriche e plug-in stanno continuando a crescere i punti di ricarica; l’infrastrutturazione sta beneficiando anche del traino degli incentivi contenuti nel Superbonus del 110%, che prevede che l’istallazione delle colonnine di ricarica per i veicoli elettrici in condomini e abitazioni private rientri tra gli interventi per cui si può richiedere il bonus potenziato. Gli ultimi dati disponibili di fonte Eafo (l’Osservatorio europeo sulla mobilità ecologica) censiscono oltre 23 mila colonnine di ricarica sul territorio italiano nel 2021, un dato in ulteriore deciso incremento rispetto alle circa 13 mila del 2020.

    Nel complesso le vendite di autovetture elettrificate (BEV, plug-in e ibride) sono aumentate del 99% nel 2021, unico comparto che continua a svilupparsi e ha mantenuto una tendenza positiva nonostante la crisi Covid19. Si tratta di quasi 565 mila vetture, che vanno a coprire il 38.3% del totale mercato.

    La tendenza di spostamento verso le autovetture green, dettata dagli intenti comunitari in ottica ecologica che hanno seguito lo scandalo diesel gate e si sono andati rafforzando con il varo del programma Next Generation UE, è diffusa a tutti i paesi europei. I dati disponibili sull’intero 2021 di fonte Acea testimoniano come la penetrazione dei veicoli elettrici puri e plug-in nell’Unione Europea ormai rappresenti il 18% dell’immatricolato dell’anno (rispetto al 10.5% del 2020). Se si considerano anche le vetture ibride la rappresentatività tocca il 37.6% del totale (22.4% nel 2020). Per contro il diesel si è fermato al 19.6% di quota di immatricolato, in rapida discesa dal 27.9% nel 2020. Si conferma quindi anche nel 2021, in un contesto che rimane difficile per il mercato auto europeo, la stabile espansione del comparto delle vetture green, indice di una strada già tracciata che non è stata messa in discussione dalla crisi pandemica ma che potrebbe trovare qualche temporaneo ostacolo nella recente crisi di offerta di componentistica elettronica che sta interessando l’intera industria automotive del continente.

    L’attenzione per l’ecologia, che si combina con una nuova forte risalita dei prezzi dei carburanti alla pompa, ha contribuito anche a sostenere le immatricolazioni di vetture a metano e gpl, che nel 2021 hanno mostrato un andamento migliore rispetto al totale (+10.4% rispetto al +5.8% del mercato complessivo).
    Tali fattori hanno per contro determinato un ulteriore significativo calo delle immatricolazioni di autovetture ad alimentazione tradizionale, con il diesel che continua a essere la motorizzazione più penalizzata. Il calo registrato nel 2021 dalle immatricolazioni di nuove autovetture a gasolio è del 28% circa, con un numero di nuove autovetture che è ormai decisamente inferiore a quello delle elettrificate. La benzina cede nel 2021 altri 16.3 punti percentuali rispetto al 2020, ulteriore calo che sancisce anche per questa alimentazione il superamento da parte delle vetture green, come evidenziato dalla composizione in quote del mercato. La benzina rappresenta ormai poco meno del 30% del nuovo immatricolato, il diesel il 22.6%.
    La crescita dell’incidenza del complesso delle altre alimentazioni sul totale immatricolato è decisamente significativa: essa si avvicina al 48% incrementando la propria rappresentatività di quasi 20 punti percentuali rispetto al 2020. La tendenza, come già illustrato, è trainata dalla corsa delle vetture elettrificate, che vanno a rappresentare nel 2021 oltre l’80% dell’aggregato.

    IL MERCATO FAMIGLIE

    La graduale normalizzazione della situazione sanitaria ha portato a un recupero generalizzato della spesa delle famiglie in beni durevoli, diffuso al comparto delle auto nuove. La ripresa sperimentata dalla spesa delle famiglie in autovetture nel 2021 è pari al +6.5%, un rimbalzo solo parziale dopo la forte caduta determinata dalla crisi Covid19 nel 2020. I valori di mercato si mantengono inferiori ai 17 miliardi di euro, contro gli oltre 18 del 2019 (prossimo ai 12 punti percentuali il gap ancora da colmare). Nel 2021, in un contesto di forti rincari sui prezzi di molti dei principali input produttivi, i prezzi medi delle auto nuove sono tornati a crescere in maniera più dinamica, 2.5% nella media 2021, dopo l’incremento inferiore al 2% del 2020.

  • Capitolo 3 Auto usate
    Capitolo 3

    Auto usate

    La presenza, per la prima volta, di incentivi all’acquisto sul mercato dell’auto usata non è stata sufficiente a riportare le compravendite sui livelli pre-Covid. La crescita 2021 si è limitata a poco più dell’11% in termini di volumi, dopo gli oltre 14 punti persi nel 2020, condizionata negativamente da una disponibilità di modelli in calo e da prezzi medi dell’usato in accelerazione.

    Il mercato dell’auto usata ha potuto beneficiare nel 2021 per la prima volta della presenza di incentivi all’acquisto, in un’ottica di svecchiamento del parco circolante e riduzione delle emissioni. Il provvedimento, operativo da fine settembre, ha previsto uno stanziamento di 40 milioni di euro destinato all’acquisto di vetture Euro6 con emissioni inferiori ai 160 grammi/chilometro, con l’obbligo di rottamazione di un’auto di oltre 10 anni di età. Data l’entità modesta dei fondi stanziati il bonus non ha potuto imprimere al mercato una spinta sufficiente a recuperare quanto perso nel corso del 2020. Le compravendite di auto usate si sono infatti fermate a fine 2021 su volumi ancora del 4.4% inferiori a quelli 2019, in aumento dell’11.2% rispetto al 2020.
    A frenare l’evoluzione della domanda di vetture usate ha contribuito, in primis, una situazione economica delle famiglie ancora deteriorata. Inoltre, un fattore che ha contenuto il numero di scambi sul mercato dell’usato, nonostante una domanda potenziale in crescita, è la minor disponibilità, rispetto agli anni scorsi, di auto di seconda mano “fresche”, ovvero con età limitata, quindi rientranti nei limiti di emissione indicati dall’incentivo e comunque di interesse per consumatori sempre più attenti ai temi ambientali. Il 2021, infatti, si è connotato per una ridotta presenza di modelli interessanti a chilometro zero sui piazzali dei rivenditori. Le autoimmatricolazioni si sono infatti collocate nel 2021 su livelli minimi, in calo di un ulteriore 6% rispetto ai volumi 2020 e del 53% rispetto al 2019, sia per la debolezza della domanda che ha contenuto gli obiettivi di vendita delle case, sia, nella seconda parte del 2021, per i problemi di disponibilità di vetture nuove legati alla crisi sul mercato dei microchip.
    La scarsità delle vetture disponibili è stata, inoltre, acuita dalla mancanza delle flotte provenienti dal noleggio, in particolare a breve termine. Il comparto, infatti, è stato pesantemente condizionato dalla crisi Covid19 e dalle limitazioni alla mobilità nazionale e internazionale, che hanno sostanzialmente bloccato il rinnovo delle flotte di rent a car e ridotto in maniera consistente il parco vetture in pancia ai noleggiatori nel 2020. Come conseguenza tale canale non ha alimentato nel corso del 2021 il parco dei concessionari destinato al mercato dell’usato.
    Questa scarsità di offerta si è combinata con una domanda in ripresa, grazie al proseguire della preferenza da parte degli italiani all’utilizzo e del mezzo privato per i propri spostamenti, per evitare i rischi di contagio, in un contesto di strozzature di offerta diffuse anche al mercato dell’auto nuova per i sopracitati vincoli alla produzione legati alla scarsità di componentistica elettronica.
    Il mix di questi fenomeni ha portato a un aumento delle quotazioni medie delle vetture sul mercato dell’usato, dopo un periodo di prezzi in crescita contenuta. L’aumento dei prezzi nel 2021 è stato di 1.3 punti percentuali, che combinato con l’incremento delle compravendite ha determinato un aumento del mercato a valore del 12.7%. Si tratta di un recupero solo parziale dopo le perdite del 2020, con valori che rimangono inferiori del 2.2% rispetto al pre-pandemia. Il risultato è tuttavia decisamente migliore di quanto registrato sul mercato dell’auto nuova che, complice una caduta più accentuata durante la crisi sanitaria, si assesta a fine 2021 ben più distante dai valori di spesa ante-Covid (-11.8 punti percentuali).

  • Capitolo 4 Motoveicoli
    Capitolo 4

    Motoveicoli

    La spinta impressa al mercato delle due ruote nella fase successiva al lockdown del 2020 dalla rinuncia all’utilizzo del trasporto pubblico per i rischi di contagio è proseguita lungo il 2021, portando il mercato a crescere del 21.2% a volume, trainato dal segmento del targato (+23.6%). Si tratta di un aumento del 14.6% rispetto alle immatricolazioni 2019, segnale di una rinnovata preferenza dei consumatori per le due ruote a motore. Il progresso della domanda è stato rallentato nella parte finale del 2021 dai problemi di approvvigionamento comuni al settore auto, anche se di minore gravità per questo comparto.

    Nel 2021 la domanda complessiva di moto a volume ha registrato un aumento consistente, pari al 21.2% in termini di immatricolato, che permette di recuperare pienamente quanto perso nei mesi del lockdown primaverile del 2020. Il numero di pezzi venduti si posiziona così a fine 2021 quasi 15 punti percentuali sopra al 2019, segnale della preferenza accordata dai consumatori alle due ruote a motore, che sono andate a sostituire in maniera consistente il trasporto pubblico già nella iniziale fase di normalizzazione, ovvero a partire dall’estate del 2020. Il calo consuntivato sull’intero anno è stato, infatti, limitato al 5.5%, un risultato decisamente migliore di quanto osservato per le autovetture. Tale tendenza, dati i persistenti rischi sanitari, è proseguita nella prima parte del 2021. In questo contesto un ulteriore importante stimolo è venuto dal rinnovo dell’Ecobonus per l’acquisto di moto e scooter ibridi o totalmente elettrici, già in vigore negli anni scorsi. Lo stanziamento è stato messo a budget anche per il 2021, con un importo pari al 40% del prezzo di acquisto con rottamazione e del 30% senza rottamazione: una somma rilevante (fino a quattromila euro il tetto massimo nel primo caso, tremila nel secondo) che ha impresso un’ulteriore spinta all’espansione delle due ruote green, particolarmente adatte come soluzione per la mobilità urbana.
    Nel 2021 sono stati immatricolati quasi 11000 motocicli elettrici (dati di fonte Ancma che comprendono ciclomotori e targato), livello in ulteriore crescita rispetto al 2020 (+0.5%, +85.5% rispetto al 2019), con un aumento progressivo della penetrazione di queste motorizzazioni che è legato anche alla sempre maggior disponibilità di modelli sul mercato.
    Le immatricolazioni di due ruote elettriche sono rimaste intonate positivamente anche ad ottobre, quando invece il mercato nel complesso ha virato in negativo (-12.8% su ottobre 2019), a causa dell’affacciarsi anche sul settore dei motocicli dei problemi, già più evidenti sul mercato auto, di approvvigionamento dei nuovi modelli per la carenza di componentistica. Le strozzature produttive sono quindi andate a contenere, nella fase finale del 2021, la buona espansione dei valori di mercato con un quarto trimestre in calo del -1.2% sul 2019, rispetto al +17.4% registrato nel gennaio-settembre. Nel complesso di targato e ciclomotori l’incremento della spesa a valore è pari al 23.6% nel 2021, grazie a un contributo positivo dei prezzi. La crescita di questi ultimi è legata sia ai rialzi significativi che hanno interessato le quotazioni delle materie prime sia a una ricomposizione dei volumi immatricolati a vantaggio di veicoli con prezzo medio maggiore.

    A fronte, infatti, di un mercato del targato in crescita a doppia cifra, nel 2021 i ciclomotori hanno sostanzialmente confermato la dinamica registrata nel biennio 2019-’20, ovvero una moderata flessione dei volumi venduti (-4.7%). È utile ricordare che questo comparto veniva da anni di continuo assottigliamento, soffrendo della sostituzione da un lato con gli scooter targati, dall’altro con soluzioni per la mobilità urbana più economiche come le biciclette, oltre che di una disaffezione dei giovani verso il “motorino”. La disponibilità dei nuovi modelli elettrici, che riscuotono un elevato appeal anche in fasce di età tradizionalmente non focalizzate su questo segmento di mercato, ha quindi restituito vigore al comparto dei “cinquantini”. Le soluzioni green si sono andate ad affiancare ai modelli tradizionali, riuscendo a fronteggiare, anche grazie alla presenza degli ecoincentivi, l’avanzata delle e-bike, agevolata dai vantaggi in termini di costo di acquisto e gestione. Visto in questo quadro il risultato del 2021 non è quindi così negativo per i ciclomotori, le cui vendite si assestano su un livello vicino ai 19 mila pezzi, cedendone solo circa 1500 rispetto al 2019, a fronte di un delta di oltre -3500 pezzi tra il 2017 e il 2019.

    La crescita del 2021 è quindi determinata dal comparto del targato, in particolare delle moto, che sono risultate più dinamiche rispetto agli scooter, sostenute in particolare dai segmenti delle naked ed enduro, mentre le vendite di moto da turismo sono sì in crescita ma più limitata rispetto alla media del mercato, cedendo il fianco alla flessione dei redditi registrata nel 2020, che ha portato i consumatori a comprimere le spese non necessarie.
    Nel complesso di moto e scooter la crescita in termini di numero di pezzi immatricolati è stata del 23.6% nel 2021 rispetto all’anno precedente, con un mercato a volume che si situa di oltre il 16% al di sopra dei livelli pre-pandemia. Le già citate spinte al settore si sono quindi espletate pienamente nel comparto delle due ruote targate, che consentono una mobilità più sicura e più flessibile rispetto ai veicoli con cilindrata inferiore ai 50 cc, a fonte di prezzi di acquisto, e soprattutto di gestione, più alti ma non così divergenti quando si considerano le classi di cilindrata minori.
    Dall’analisi dei dati articolati per fascia di cilindrata emerge, infatti, il maggior dinamismo delle cilindrate fino a 125 cc sia per le moto sia per gli scooter targati, dato che conferma il traino alla domanda derivante dall’utilizzo delle due ruote per la mobilità in centro urbano.
    Le vendite di targato nel corso dell’anno si sono mantenute stabilmente sopra i livelli del 2019 (di oltre il 20% in media), mostrando segni di cedimento solo nel mese di ottobre (-13.6% il mese rispetto allo stesso periodo 2019), quando i problemi di offerta hanno pesato anche sul comparto delle due ruote, come indicato dall’Associazione del settore. Il risultato complessivo del 2021 porta comunque i motoveicoli con cilindrata superiore ai 50 cc su livelli superiori alle 270 mila unità, consolidando il trend di crescita di medio periodo del comparto, interrotto solo nell’anno della crisi Covid19.

  • Capitolo 5 Mobili
    Capitolo 5

    Mobili

    I nuovi bisogni emersi con la pandemia, generati dal maggior tempo trascorso in casa, la prosecuzione dello smart working, e le agevolazioni fiscali sugli acquisti di mobili e sugli immobili (Bonus ristrutturazioni, Superbonus 100%) hanno sostenuto il veloce recupero dei livelli di consumo pre-Covid. Performance molto positive per i mobili per la cucina, a testimonianza del rinnovato interesse degli italiani verso l’ambiente cucina. Nel complesso il 2021 ha segnato un incremento del 19.8%, portando il mercato su livelli superiori di quasi il 5.5% rispetto al 2019.

    Nel 2021 il mercato ha registrato una crescita del 19,8% a valore e del 18,2% in volume, portando le vendite su livelli superiori di quasi il 5.5% rispetto a quelli pre-pandemici del 2019. Analogamente agli altri beni di consumo durevoli, si attende un’accelerazione dei prezzi (1.4%) rispetto al trend degli ultimi anni, in ragione dei rincari dei prezzi delle materie prime e dei costi di spedizione. Dopo la battuta d’arresto del 2020, il mercato recupera pertanto un percorso di crescita, che si era avviato dopo la precedente crisi dei redditi (che ha determinato un calo di quasi il 25% in valore tra il 2008 e il 2013). Il valore del mercato resta, tuttavia, su livelli inferiori del 5.5% rispetto a quelli del 2007.
    La domanda ha ricevuto sostegno, in un contesto di ripresa dei redditi e del mercato immobiliare, dalle esigenze di miglioramento del comfort domestico dovuto all’esperienza dei vari lockdown e dalla necessità di adattare gli spazi ad una fruizione diversa e multifunzionale dell’ambiente domestico.
    La ripresa delle transazioni immobiliari, in particolare, ha fornito un sostegno alla crescita della domanda di primo acquisto di mobili. I dati dell’Agenzia delle entrate disponibili sui primi nove mesi del 2021 segnalano infatti una crescita vigorosa delle compravendite immobiliari residenziali (+43.1%), che ha portato le unità scambiate su livelli superiori anche a quelli pre-pandemici (23.2% rispetto ai primi nove mesi del 2019).
    Impatto positivo anche del Bonus mobili (confermato per tutto il 2021, ha consentito una detrazione del 50% della spesa con importo massimo salito a 16 mila euro, dai 10 mila della precedente edizione) e della spinta alla ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica degli immobili (Bonus ristrutturazioni, Superbonus 100%) che ha trainato anche il rinnovo degli ambienti interni. Sulla spinta del Superbonus, in particolare, la propensione delle famiglie all’investimento nella manutenzione straordinaria ha infatti raggiunto un massimo storico.
    Si è confermato, infine, rilevante il ruolo dell’on line. Dopo la crescita prossima al 60% sperimentata nel 2020, secondo l’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano, nel 2021 le vendite online di arredamento e home living aumenteranno del 18%, raggiungendo i 3,3 mld di euro, accrescendo ulteriormente rilevanza sul fatturato retail del settore. Un risultato importante reso possibile grazie anche alla spinta verso nuovi strumenti tecnologici da parte degli operatori del mercato (cataloghi digitali, showroom virtuali, configuratori di prodotti) che hanno accelerato lo sviluppo dell’e-commerce.

    All’interno del mercato dei mobili, il comparto dei mobili per la cucina ha mostrato un incremento maggiore. Il data provider GfK segnala una crescita vigorosa di circa l’80% nei primi otto mesi del 2021; tale dinamica se da un lato sconta il confronto con il marcato calo registrato nel periodo marzo-giugno dello scorso anno dall’altro trae origine da una decisa ripartenza della domanda. L’andamento osservato nei mesi di luglio-agosto, che si confronta con i primi dati positivi del post lockdown del 2020, è risultato infatti molto vivace (quasi +38%), sia per il canale della distribuzione indipendente sia per quello delle grandi catene. Nella seconda parte dell’anno, invece, le vendite hanno mostrato un calo, nell’ordine del 10%. A consuntivo d’anno, il mercato in valore ha messo a segno una crescita del 36.5%, dinamica migliore rispetto al mercato del mobile nel suo complesso. Nel 2021, il mercato si è pertanto portato su livelli superiori ai 3.1 miliardi di euro (oltre il 29% superiore a quelli del 2019).

  • Capitolo 6 Elettrodomestici grandi
    Capitolo 6

    Elettrodomestici grandi

    Il rinnovo dell’ambiente cucina, indotto dalle nuove esigenze di vissuto in casa, e le detrazioni fiscali trainano il mercato dei grandi elettrodomestici, che mette a segno una delle migliori performance di crescita tra i comparti della tecnologia consumer. Accelerano gli acquisti di prodotti free standing, dopo le positive performance del 2020, e mostrano una vigorosa ripresa le vendite dei prodotti da incasso. Segni positivi per tutti i segmenti sia nel 2021 sia nel confronto con i livelli pre-pandemici del 2019. Spicca per intensità di crescita il segmento della cottura, che ritrova un sentiero positivo dopo un decennio di riduzioni.

    Dopo aver archiviato il 2020 con un calo di entità contenuta, il mercato dei grandi elettrodomestici ha ritrovato vivacità sostenuto da esigenze fisiologiche di rinnovo degli apparecchi domestici e dall’aumentata attenzione rivolta all’ambiente "casa" a fronte di una sua crescente fruizione. Una ripresa avviatasi da luglio del 2020 che è proseguita rafforzandosi nel 2021, grazie anche al sostegno del bonus connesso alle ristrutturazioni edilizie, che ha consentito una detrazione del 50% della spesa per l’acquisto di mobili e elettrodomestici con importo massimo salito a 16 mila euro, dai 10 mila della precedente edizione.
    Il mercato dei grandi elettrodomestici, secondo i dati di GfK, ha sperimentato nel 2021 un incremento del giro di affari del 21%, in ragione di una forte crescita dei volumi di vendita (17.7%) e di un incremento dei prezzi (+2.8%). Una dinamica che ha consentito il veloce recupero dei livelli pre-Covid e portato il mercato su livelli superiori del 20% rispetto al 2019.
    Sul fronte distributivo, nel 2021 il canale della rete di vendita fisica ha recuperato un trend di crescita, ripianando completamente le perdite maturate nel corso del 2020. Nonostante la ripresa del canale fisico, l’on line ha confermato un buon ritmo di crescita, nell’ordine del 9%, secondo i dati di GfK, rappresentando il 13.3% del giro di affari complessivo del settore, una percentuale solo in lieve ridimensionamento rispetto a quella del 2019 (14.7%).
    Entrando nel dettaglio dei comparti, dall’analisi dei dati di GfK emerge una crescita elevata per i prodotti da incasso (40.1% in valore, 37.8% in volume) che ha consentito al comparto di superare di quasi il 28% i livelli del 2019 e accrescere rilevanza all’interno del mercato dei grandi elettrodomestici (35.9% in valore, 2 punti in più rispetto al periodo pre-pandemia). Decisamente positiva anche l’evoluzione dei prodotti a libera installazione (+12.4% in valore), grazie all’incremento dei volumi di vendita (+7.9% in volume) e una crescita dei prezzi (+4.2%) risultata più vivace di quella sperimentata dai prodotti da incasso. Tale dinamica ha consentito alle vendite di collocarsi su livelli superiori del 16.4% rispetto al 2019.

    A livello di segmenti, nel 2021, secondo i dati GfK, il comparto del freddo (che rappresenta il 27.4% del valore del mercato dei grandi elettrodomestici) si è contraddistinto per una crescita del +14.5% in valore, sintesi di un incremento sia dei volumi (+10.1%) sia dei prezzi (+4%). Rispetto ai livelli pre-pandemici del 2019, le vendite risultano in crescita del 18.6% in valore e del 12.4% in volume, a fronte di prezzi superiori del 5.6%.
    Un importante contributo positivo è arrivato dal comparto dei frigoriferi, con vendite in crescita nel 2021 del 15.8% in valore, sintesi di un incremento sia dei prezzi (+3.3%) che soprattutto dei volumi (+12.1%). Una crescita vigorosa che ha portato le vendite su livelli superiori rispetto a quelli del 2019 (+16.5% in valore e +10.2% in volume). Decisamente più intenso l’ampliamento delle vendite dei prodotti da incasso (+33.7% in valore) a fronte di una dinamica comunque molto positiva anche per i prodotti a libera installazione (+8.8% in valore).
    Relativamente agli altri prodotti del comparto del freddo, emerge il calo delle vendite di congelatori (-3.2%), dopo il forte incremento del 2020 (32.3%); una dinamica tuttavia che si è originata esclusivamente dalla riduzione dei volumi (-9.6%), a fronte di prezzi in crescita del 7%. Non si è invece arrestato lo sviluppo del segmento delle wine cabinets, che mettono a segno nel 2021 un incremento di quasi il 100% in valore, in ragione delle nuove esigenze di vissuto in casa.
    Il lavaggio, che rappresenta il più importante comparto del mercato (circa 44% in valore), ha registrato una crescita del 16.2% in valore, con dinamiche positive trasversali a tutti i prodotti, sintesi di un incremento del 14.8% dei volumi di vendita e dell’1.2% dei prezzi, dinamica quest’ultima contenuta rispetto agli altri comparti. Rispetto ai livelli del 2019, le vendite risultano superiori del 14%.
    Per le lavatrici, principale prodotto del segmento del lavaggio (quasi 46.5% in valore) le vendite sono aumentate nel 2021 del 9.8% in valore e del 4.4% in volume (con una crescita dei prezzi del 5.1%). Incrementi più marcati per le asciugatrici (21.9% in valore, 19.7% in volume), prodotti che hanno sperimentato una contenuta crescita dei prezzi (1.8%), e per le lavastoviglie (22.7% in valore e 24.9% in volume), che hanno sperimentato un calo dei prezzi (-1.8%), segnalando la forte promozionalità che interessa il prodotto.
    Dinamiche decisamente positive per il comparto della cottura (37.1% in valore, 31.6% in volume), nel quale è maggiore la rilevanza dei prodotti da incasso, che mostra il più intenso incremento dei prezzi (+4.2%). Migliori le performance dei piani cottura e delle cappe, con incrementi rispettivamente del 47.3% e del 45.2% nel 2021. Altrettanto intensa la crescita delle vendite per il comparto forni/cucine (+27% in valore, dopo i risultati positivi del 2020). Per tutti i prodotti a consuntivo del 2021 le vendite si sono collocate su livelli superiori del 30% rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019.

  • Capitolo 7 Elettrodomestici piccoli
    Capitolo 7

    Elettrodomestici piccoli

    Il mercato degli elettrodomestici piccoli conferma nel 2021 una dinamica espansiva, seppure ad un tasso in fisiologica decelerazione rispetto al marcato incremento del 2020. Tutti i segmenti del mercato mostrano un trend positivo del fatturato; emerge, tuttavia, rilevante il contributo del segmento della “preparazione del cibo” che ha continuato a trarre beneficio dal nuovo vissuto in casa, indotto dalla crisi sanitaria.

    Il permanere ad avvio 2021 di misure di restrizione della mobilità e socialità, seppure meno severe rispetto a quelle della primavera del 2020, ha continuato a sostenere la domanda di piccoli elettrodomestici. Solo da maggio il mercato ha mostrato una tendenza al rallentamento, in concomitanza con la ripresa della fruizione dei pubblici esercizi (bar, ristoranti) e dei canali professionali per la cura della persona (parrucchieri, estetiste). In tale contesto, tuttavia, si è mantenuta dinamica l’evoluzione della domanda di piccoli elettrodomestici utili per soddisfare entro le mura domestiche le occasioni di consumo alimentare, mentre è andata attenuandosi rispetto al trend del 2020 la crescita dei comparti per la cura della casa e la cura personale, per il minore ricorso alla pratica del fai da te.
    Nei mesi finali dell’anno il mercato ha mantenuto un trend espansivo, in ragione principalmente di prezzi in crescita, mentre i volumi di vendita hanno mostrato una sostanziale tenuta, dato il confronto con gli elevati livelli registrati a fine 2020. In tale contesto nel 2021 in media d’anno il mercato dei piccoli elettrodomestici ha mostrato ottime performance, con un aumento del fatturato del 9%, in decelerazione rispetto al 2020.
    A livello di canali di vendita, il maggiore contributo alla crescita è provenuto dalla rete di vendita fisica che ha registrato un incremento del 12% nel 2021, dopo il calo del 2020. La ripresa del canale fisico è stata tonica, consentendo un veloce recupero dei livelli pre-pandemici del 2019. Un contributo positivo alla crescita del mercato è provenuto anche dal canale digitale: dopo il vigoroso incremento del 2020, nel 2021, secondo i dati GfK, infatti, le vendite on line si sono mantenute in crescita (+3.5%), rappresentando il 35% del fatturato del mercato dei piccoli elettrodomestici, una quota elevata e solo in lieve calo rispetto a quella del 2020 (circa 37%).

    Il mercato, caratterizzato da una forte eterogeneità al suo interno, presenta dinamiche positive in tutte le diverse categorie di spesa. Il trend positivo del fatturato è attribuibile, tuttavia, come già argomentato principalmente al segmento “preparazione del cibo” in crescita nel 2021 del 13.8%, seguito da quello dei beni per “cura della persona” e “cura della casa”, in aumento rispettivamente del 6.6% e 6.2% in valore.
    Analizzando i dati di GfK sul 2021, il segmento “preparazione del cibo” mostra un incremento del 13.8% in valore e del 9.6% in volume, arrivando a rappresentare oltre il 36% del mercato dei piccoli elettrodomestici, quota in aumento rispetto al 2020. All’interno del segmento spicca il rilevante contributo delle macchine per il caffè (che rappresentano il 28% del segmento) con vendite in crescita del 22.5% in valore e incrementi sostenuti dei prezzi (12.3%). In assestamento dopo il balzo del 2020, invece, le vendite delle Kitchen Machines (-6.1% in valore), che rappresentano il 21% del segmento. Tra i prodotti a minore rilevanza, infine, si segnala la forte crescita delle vendite di friggitrici (quasi +145%).
    Il segmento “cura della casa” sperimenta, invece, una crescita del 6.2%, imputabile esclusivamente all’incremento dei prezzi (6.4%), a fronte di un assestamento dei volumi (-0.2%). Una dinamica sostenuta dalle positive performance delle vendite di aspirapolveri (che rappresentano il 71% del valore del segmento della cura casa e il 27% del mercato complessivo dei piccoli elettrodomestici) in progresso dell’8.7% in valore e del 2% in volume. Dinamica positiva (quasi +7% in valore) anche per i ferri da stiro, secondo prodotto per rilevanza all’interno del segmento della cura della casa con un’incidenza di poco inferiore al 20%.
    Il segmento “cura della persona” (+6.6% in valore e +3.2% in volume), infine, si contraddistingue per una buona dinamica positiva in valore che segue il forte incremento dello scorso anno. All’interno del segmento spiccano tuttavia le performance dei prodotti per la cura dei capelli, in primis asciugacapelli (in crescita di circa il 16% in valore), che sono arrivati a rappresentare il 33% del valore del segmento; i tagliacapelli, invece, dopo la forte crescita del 2020, mostrano un calo del 28.5%, restando comunque oltre 11 punti percentuali al di sopra dei livelli pre-pandemia.
    Rilevante, inoltre, anche il contributo dei prodotti e soluzioni legate all’igiene dentale che registrano un aumento delle vendite del 16.2%, arrivando a rappresentare il 21.2% del fatturato generato dal segmento cura della persona. I prodotti legati alla rasatura, invece, mostrano un sostanziale assestamento sugli elevati livelli raggiunti (-0.2%), che mantiene le vendite su livelli superiori del 21% rispetto al 2019; i prodotti per la rasatura si confermano tra i più rilevanti all’interno del segmento cura persona (29.2% in valore).
    Tra gli altri prodotti a minore rilevanza, si dimezzano le vendite dei termometri digitali dopo gli elevati incrementi del 2020, restando comunque su livelli superiori di oltre il 100% rispetto a quelli del 2019.

  • Capitolo 8 Elettronica di consumo
    Capitolo 8

    Elettronica di consumo

    Il mercato ha chiuso il 2021 con eccezionali performance di crescita, il migliore risultato tra i comparti della tecnologia consumer. Grandi eventi sportivi, switch off e bonus Tv hanno sostenuto un incremento di oltre il 40% delle vendite del mercato. Il comparto video ha trainato le performance del mercato, con tv e decoder in vertiginoso incremento. Dopo anni di deflazione, si registrano importanti incrementi dal lato dei prezzi di vendita, in ragione dei rincari dei costi dei componenti e della logistica e delle difficoltà di approvvigionamento dei produttori, a fronte di una vigorosa crescita della domanda.

    Il mercato dell’elettronica di consumo, dopo aver recuperato velocemente le perdite maturate nei mesi di lockdown del 2020, ha continuato a mostrare nel corso del 2021 una vivace dinamica, che si è rafforzata a partire dai mesi estivi. I grandi eventi sportivi e in seguito l’avvio dello switch off hanno sostenuto il rinnovo della dotazione video delle famiglie, su cui ha impattato anche il bonus Tv. Le vendite di Tv sono aumentate di oltre il 100% tra agosto e ottobre e i decoder hanno registrato una vertiginosa crescita già a partire dai mesi finali del 2020.
    A consuntivo del 2021, secondo i dati GfK, il mercato dell’elettronica di consumo ha registrato un incremento del fatturato del 40.6% (+47.2% rispetto ai livelli del 2019), sintesi di una marcata crescita dei volumi (+18.9%) e di un balzo dei prezzi di vendita (+18.3%). Dopo anni di deflazione, i rincari dei costi dei componenti e della logistica e le difficoltà di approvvigionamento dei produttori, a fronte di una vigorosa crescita della domanda, hanno sostenuto un’impennata dei prezzi. Una crescita vigorosa che inverte la tendenza al ridimensionamento in atto nell’ultimo decennio e riporta il mercato sui livelli prossimi a quelli del 2012.
    Relativamente ai canali di vendita, i dati di GfK confermano nel 2021 gli importanti progressi di vendite dell’e-commerce, che hanno continuato a crescere seppure a ritmi inferiori rispetto al 2020. Le vendite on line hanno mostrato, infatti, una dinamica estremamente positiva (+12.9%), a fronte di un incremento più sostenuto delle vendite presso la rete di vendita fisica (+48.1%); il canale ha rappresentato il 17.1% del fatturato del mercato dei prodotti dell’elettronica di consumo, quota in lieve ridimensionamento rispetto a quella sperimentata nel 2020 (21.3%).
    La marcata espansione del settore 2021 è stata sostenuta dall’importante crescita delle vendite dei prodotti del segmento video, che hanno rappresentato il 91.5% del fatturato del mercato. In particolare le vendite di TV hanno rappresentato quasi l’85% del fatturato del mercato (dall’83.8% del 2020), sperimentando una crescita in valore del +42.3%, grazie al rilevante incremento dei volumi di vendita (+15.8%), in rafforzamento rispetto al 2020, e soprattutto dei prezzi (+22.8%). Come già argomentato in precedenza, sulla dinamica di prezzi hanno influito i rincari dei prezzi delle materie prime e dei costi di spedizione oltre che strozzature dal lato dell’offerta a fronte di una domanda in vigorosa crescita.

    Il balzo delle vendite di Tv si è accompagnato all’impetuosa crescita degli acquisti di decoder (quasi +350% in valore) che hanno rappresentato il 4% del fatturato del mercato, quota più che raddoppiata.
    Segni positivi per tutte le altre categorie di spesa, dopo le forti riduzioni del 2020. Dinamiche che tuttavia non hanno consentito di colmare il gap originatosi con la crisi sanitaria, ad eccezione del segmento degli “accessori” che con una crescita di circa il +7% in valore, si è collocato su livelli di quasi il 3% superiori a quelli del 2019.
    All’interno del segmento nel 2021 si è registrato un rilevante incremento delle vendite di accessori digital per le tv (+31.8%) e dei supporti (quali le staffe). In ridimensionamento, invece, le vendite delle cuffie (-5.6% in valore), per le quali si conferma una forte crescita dei prezzi, dato lo spostamento verso i prodotti bluetooth e wireless.
    Tra le altre categorie di spesa dinamiche positive per il segmento “Audio Statico” (+9.4% in valore), sostenuto dalla crescita delle vendite degli audio home system e degli altoparlanti (rispettivamente +16.5% e +7.1% la crescita in valore), prodotti questi ultimi che hanno continuato a beneficiare della necessità di una buona qualità audio per le esigenze di smartworking e didattica a distanza.
    Si confermano, invece, negative, le performance dell’aggregato “Car Entertainment” (-3.3% in valore), dopo il crollo registrato nel 2020, con vendite inferiori di circa il 48% rispetto ai livelli del 2019. In lieve calo, infine, le vendite di droni (-2.5% in valore), dopo gli elevati incrementi del 2020; analogamente al passato si registrano prezzi medi in forte crescita, in ragione dell’ampliamento dell’offerta con nuovi modelli.

  • Capitolo 9 Telefonia
    Capitolo 9

    Telefonia

    In ripresa dalla battuta d’arresto del 2020, il mercato della telefonia ha chiuso il 2021 con una crescita del giro di affari del 9.3%, che ha consentito di ripianare completamente le perdite dello scorso anno. Un rimbalzo imputabile alla crescita dei prezzi, a fronte di volumi di vendita che restano invece inferiori ai livelli pre-pandemici del 2019, in particolare per gli smartphone. Performance decisamente positive in volume e in valore per i prodotti di nicchia, in particolare per i core wearables (dagli orologi a occhiali “smart” e altri dispositivi indossabili), sia nel 2021 sia nel confronto con il 2019.

    Dopo gli spunti positivi emersi nei mesi finali del 2020, il mercato della telefonia ha mantenuto un trend di crescita nel corso del 2021. A consuntivo d’anno, nel 2021, in base ai dati GfK, le vendite hanno mostrato una crescita del 9.3%, sintesi di un incremento sia dei volumi di vendita sia soprattutto dei prezzi (rispettivamente +3.3% e +5.8%). Analogamente ad altri beni di consumo durevole, la telefonia ha sperimentato nel corso del 2021 un importante incremento dei prezzi, indotto dai rincari delle materie prime e dei costi di spedizione. Tale evoluzione ha consentito al giro di affari del mercato della telefonia di posizionarsi su livelli del 4.5% superiori a quelli pre-Covid del 2019, un risultato imputabile però esclusivamente alla crescita dei prezzi; parziale invece il recupero dei volumi di vendita, che hanno mantenuto un gap di circa l’1% rispetto ai livelli pre-pandemici.
    L’evoluzione del mercato ha continuato ad essere condizionata dalle performance degli smartphone, che rappresentano circa l’83% del fatturato della telefonia. Nel 2021, secondo i dati GfK, la ripresa delle vendite di smartphone (+7.7% in valore) è stata sostenuta soprattutto dall’incremento dei prezzi (+6.9%) a fronte di una ripresa contenuta dei volumi di vendita (+0.8%) e insufficiente a colmare le perdite maturate nel 2020. Il mercato, ormai maturo, non ha ricevuto nel 2021 una spinta sufficiente dal lato dell’offerta per invertire il trend negativo dei volumi di vendita; tendenza che potrebbe invece manifestarsi nei prossimi anni, sotto la spinta dell’avvio della nuova era di connettività che seguirà alla diffusione su scala globale del 5G.
    I prodotti di nicchia, quali le cuffie ed i “dispositivi indossabili”, hanno confermato performance decisamente positive, arrivando a rappresentare rispettivamente il 6.5% e il 5.7% del giro di affari del settore nel 2021. In particolare, i core wearables (dagli orologi a occhiali “smart” e altri dispositivi indossabili) hanno registrato una crescita importante (+50.1%), dopo l’incremento del 16% del 2020. Più contenuta invece la dinamica delle vendite di cuffie (+3%), ma comunque di tutto rispetto dopo le ottime performance registrate nel 2020 (+38.6%).
    Si è confermato rilevante il canale on line che nel 2021, in base ai dati GfK, ha sperimentato un marcato incremento il giro di affari (+27.2%), mostrando la variazione più elevata tra i diversi prodotti della tecnologia consumer monitorati nell’Osservatorio. Il canale digitale ha accresciuto ulteriormente la propria rilevanza sul fatturato complessivo del settore della telefonia (18.6%, quasi 3 punti in più rispetto al 2020). Seppure in ripresa le vendite del canale fisico hanno mostrato, infatti, una crescita contenuta (di poco inferiore al 6%) insufficiente a colmare il gap originatosi con la crisi del 2020. In termini di valori, le vendite sono inferiori di circa il 7% rispetto al 2019, mentre più ampio è il gap in termini di volumi (-9.3%), segnalando una dinamica in rafforzamento dei prezzi. Nel canale digitale si registrano importanti progressi per i core wearables (+67% nel 2021), che hanno portato il canale on line a rappresentare il 42% del fatturato, e degli accessori per mobile, in crescita di quasi l’82%. Rilevante anche la crescita delle vendite on line di smartphone (+29.6%), che rappresentano oltre il 70% del fatturato e-commerce della telefonia; il canale digitale, pertanto, ha continuato ad erodere quote al canale tradizionale (in cui si concentra tuttavia ancora l’84% del valore delle vendite di smartphone).

  • Capitolo 10 Information technology
    Capitolo 10

    Information technology

    Dopo una prima parte dell’anno piuttosto vivace, dato il proseguimento dello smartworking e della didattica a distanza, da maggio il mercato ha mostrato segnali di ripiegamento, dato il confronto con gli elevati livelli raggiunti lo scorso anno. In media d’anno, nel 2021 il mercato IT delle famiglie ha comunque mantenuto una dinamica espansiva in valore, seppure ad un tasso in decelerazione rispetto al marcato incremento del 2020. A sostenere la crescita del giro di affari è stato principalmente il rafforzamento dei prezzi, indotto dai rincari delle materie prime e dei costi logistici e dalle difficoltà di approvvigionamento. Si è confermato rilevante il canale on line, che ha mantenuto tassi di sviluppo sostenuti. Segni positivi per tutto il comparto hardware e delle periferiche, dai pc, ai tablet dai monitors alle web cams.

    Dopo l’eccezionale crescita del 2020, il mercato dei prodotti IT ha mantenuto nel 2021 una dinamica espansiva, in ragione del proseguimento dello smartworking e della didattica a distanza che ha continuato a sostenere il miglioramento e l’adeguamento della dotazione tecnologica domestica delle famiglie italiane. Segnali di ripiegamento sono emersi tuttavia a partire da maggio, in concomitanza con l’allentamento delle misure di restrizione alla mobilità e il graduale rientro nei luoghi di lavoro e il ritorno a scuola in presenza, dato il miglioramento del quadro epidemiologico. A consuntivo del 2021 la crescita del giro di affari è stata del 3.6%, dinamica imputabile all’incremento dei prezzi a fronte di una sostanziale stabilizzazione dei volumi di vendita sugli elevati livelli raggiunti nel 2020. Analogamente ad altri comparti dei beni di consumo durevoli, i rincari dei costi dei componenti e della logistica e le difficoltà di approvvigionamento dei produttori, a fronte di una crescita della domanda, hanno sostenuto un’impennata dei prezzi.
    La crescita è stata trasversale ai diversi canali distributivi, risultando tuttavia rilevante nel canale on line. Osservando i dati GfK per canale di vendita sul mercato complessivo (business e consumer) si rileva infatti una crescita del giro di affari dell’e-commerce del 9.1% che arriva a rappresentare il 29% del fatturato, quasi 2 punti in più rispetto al 2020. In particolare, le vendite sono aumentate a ritmi elevati soprattutto per i pc fissi, portando nel 2021 la penetrazione dell’on line al 18% dal 16% del 2020. Si conferma inoltre elevata l’incidenza del canale digitale per i monitors (quasi 1 monitor su 2 acquistato on line) e per gli input device, tra cui si distingue il gaming, con una penetrazione dell’on line del 35%.
    In base ai dati di GfK, nel 2021 le vendite di Pc, che rappresentano oltre il 42% del mercato in valore, hanno registrato una sostanziale tenuta sugli elevati livelli raggiunti nel 2020. Un dato che tuttavia sintetizza il mantenimento di un trend di crescita delle vendite di Pc fissi (+9.3%), mentre i pc portatili registrano un calo (quasi -4%), dopo il balzo del 2020 (+53%). Gli altri principali prodotti del segmento dell’hardware hanno mantenuto una dinamica espansiva: dai tablet (+9%), in ripresa dopo le riduzioni degli ultimi anni, ai monitors (+5.6%).
    È proseguita, inoltre, la positiva evoluzione dei device per il gaming (+21.8%), sostenuta anche dal maggior tempo trascorso in casa. Stabili, infine, le vendite di web cams (+0.2%), dopo il balzo del 78% registrato nel 2020.

  • Capitolo 11 E - commerce
    Capitolo 11

    E - commerce

    L’esperienza maturata con la crisi sanitaria ha impresso una trasformazione dei comportamenti e delle preferenze dei consumatori nei confronti degli acquisti on line, attivando cambiamenti destinati a divenire permanenti. La maggiore educazione digitale dei consumatori, la riduzione delle barriere all’acquisto e nuove esigenze di consumo hanno favorito la diffusione di abitudini digitali e accreditato l’on line come parte integrante del processo di acquisto. Un processo reso possibile anche dal miglioramento e ampliamento dell’offerta distributiva, attraverso investimenti in tecnologia e la revisione dei modelli di business, per integrare il canale fisico e l’on line.
    Oggi il canale digitale viene scelto in modo consapevole per gli acquisti quotidiani da un numero crescente di italiani; secondo l’Osservatorio B2C del Politecnico di Milano, il numero dei web shopper mensili italiani ha raggiunto i 27.7 milioni, in aumento del 3% rispetto al 2020. Una crescita importante, che segue il marcato incremento del 2020 (+13%), maturato grazie anche al rilevante incremento di quanti si erano avvicinati per la prima volta all’on line. Il consolidamento della rilevanza del canale digitale trova conferma nei risultati dell’ultima indagine mensile dell’Osservatorio Findomestic che mostra come il 47% degli italiani stia acquistando di più on line rispetto al pre-Covid, mentre specularmente il 46% acquista meno presso i punti di vendita. Tra le motivazioni indicate da quanti vanno meno in negozio una quota rilevante di consumatori dichiara di essersi abituato ad acquistare on line e frequentare meno i punti di vendita fisici, per la preoccupazione di esporsi al rischio contagio e per la minore piacevolezza dell’esperienza di acquisto causata dalle misure di sicurezza.

    In tale contesto, nel complesso nel 2021 il giro di affari dell’e-commerce è stimato collocarsi sui 39.4 miliardi di euro, in crescita del 21% rispetto al 2020. Gli acquisti di prodotto continuano ad ampliarsi (+18%), seppure in attenuazione rispetto al balzo del 2020 (+45%), raggiungendo i 30.5 miliardi di euro. La domanda di servizi mostra un rimbalzo del +36%, dopo il forte deterioramento del 2020 (-52%), collocandosi su 8.9 miliardi di euro; una ripresa tuttavia insufficiente a colmare le perdite maturate con la crisi sanitaria, con livelli inferiori del 34% rispetto a quelli pre pandemici (13.5 miliardi di euro nel 2019). Secondo i dati del Politecnico di Milano, tra i prodotti la tecnologia consumer si conferma il principale settore, generando un fatturato di 7.7 miliardi di euro, in crescita del 10% rispetto al 2020. Gli acquisti di prodotti moda crescono del 23% e raggiungono i 5.1 miliardi di euro, confermandosi il secondo comparto per rilevanza (16.7%). Le migliori performance restano appannaggio del food&grocery che conferma un vivace ritmo di crescita (+38%), dopo il balzo del 2020 (+86%), generando 4.1 miliardi di euro, terzo comparto di spesa per rilevanza tra i prodotti. Seguono i comparti arredamento/home living (3.3 miliardi di euro, in crescita del 18%) ed editoria, in crescita dell’8%, con un valore di 1.4 miliardi di euro. Infine, gli acquisti in tutti gli altri comparti di prodotto valgono insieme 8.9 miliardi di euro nel 2021, in crescita del 16% rispetto al 2020, con il rilevante contributo dei prodotti Beauty e Pharma.
    Nell’ambito dei servizi, il settore Turismo e trasporti mostra un rimbalzo del 54%, dopo il pesante tonfo del 2020 (-61%), sostenuto dal progressivo allentamento delle restrizioni alla mobilità e da una stagione turistica estiva molto favorevole, che ha beneficiato anche della ripresa del turismo internazionale. Il gap rispetto al pre-crisi resta tuttavia elevato; il mercato dovrebbe collocarsi sui 6.5 miliardi di euro nel 2021, oltre il 40% in meno rispetto al 2019. Un gap simile con il pre crisi è atteso anche per il comparto Altro e Ticketing, stimato in contenuta crescita (+3%, portandosi sui 2.6 miliardi di euro), dopo il forte deterioramento del 2020 (-37%); il comparto ha continuato a scontare nella prima parte dell’anno delle misure di limitazione dell’offerta. Prosegue infine la crescita degli acquisti online nelle Assicurazioni (+3%, portandosi su 1.6 miliardi di euro), che in controtendenza con il complesso dei servizi aveva mantenuto un trend positivo anche nel 2020 (+7%).
    In tale contesto, nel 2021 il tasso di penetrazione degli acquisti online sul totale retail potrebbe raggiungere il 10% dal 9% del 2020, registrando un incremento in linea con la media degli ultimi anni pre pandemia. Relativamente ai prodotti, dopo il balzo del 2020 di 3 punti percentuali, la crescita si normalizza intorno all’1%, portando la penetrazione al 10%. In aumento anche la penetrazione nel settore dei servizi, dal 10% all’11%, dopo la battuta d’arresto del 2020.

    Entrando nel dettaglio dei prodotti dei beni durevoli monitorati nell’Osservatorio e integrando le analisi con i dati rilevati da GfK (riferimento panel market della tecnologia consumer al netto del comparto media storage) si osserva il proseguimento della crescita delle vendite on line, seppure in attenuazione dopo il balzo del 2020, diffusa a tutti i comparti. Relativamente alla sola tecnologia consumer, i dati Gfk segnalano nel 2021 un incremento delle vendite tramite canale on line dell’11% che si assesta su una quota del 22.4% del totale del mercato; i canali tradizionali sperimentano una crescita più sostenuta del fatturato (+15%), in rimbalzo dato il confronto con i mesi di chiusura del 2020, ma recuperano solo mezzo punto di quota.
    Nel complesso del 2021 la dinamica più vivace è stata osservata nei settori della telefonia (+27.2%) e dell’elettronica di consumo (+12.9%); seguono grandi elettrodomestici e It con tassi di crescita inferiori al 10% (rispettivamente +9.2% e +9.1%). Più contenuto, invece, l’incremento delle vendite on line di piccoli elettrodomestici (+3.5%), che aveva fatto registrare nel 2020 una delle migliori performance (circa +60%), dopo la telefonia.
    In termini di incidenza, l’on line si conferma più rilevante nei comparti dei piccoli elettrodomestici (35%) e dell’It (28.8%); all’opposto riveste un ruolo inferiore per la telefonia (18.6%), l’elettronica di consumo (17.1%), per i mobili (13.3%) e per gli elettrodomestici grandi (13.3%). In quasi tutti i comparti si è osservata nel 2021 una riduzione della penetrazione dell’on line rispetto al 2020, che è rimasta comunque su livelli ampiamente superiori a quelli pre pandemia del 2019. Fanno eccezione i comparti dell’It e della telefonia per i quali si è registrato un ulteriore incremento rispetto al balzo registrato nel 2020. In particolare nel comparto della telefonia si osserva il crescente contributo dei prodotti di nicchia (core wereables e accessori), per i quali la penetrazione è arrivata al 42%, ma anche degli smartphone per i quali l’incidenza del web ha sfiorato il 16% nel 2021 (dal 13% del 2020).
    Per quanto riguarda, infine, il settore dei veicoli la penetrazione degli acquisti on line dovrebbe mantenersi marginale. Secondo il focus dell’indagine mensile dell’Osservatorio Findomestic i concessionari continuano a rivestire un ruolo centrale nel processo di acquisto delle auto per 7 italiani su 10, a fronte di una percentuale contenuta di quanti dichiarano di preferire un modello ibrido (scelta e configurazione on line con pagamento e ritiro presso il concessionario) o totalmente on line andando dal concessionario solo per la consegna. Il ruolo del concessionario risulta rilevante rispetto al web per ricevere consulenza sulla scelta dell’auto e delle modalità di acquisto/noleggio più adatte alle esigenze e al budget dell’acquirente, per trattare e spuntare un prezzo di favore, scoprire e testare nuovi modelli. Un ruolo centrale non solo per le auto nuove, ma anche per l’usato, sia in termini di valutazione sia di acquisto e/o vendita. Le preferenze tra canali si equiparano invece nelle prime fasi di scouting (scelta del modello e configurazione), con l’on line che supera il canale fisico nella scelta della configurazione dell’auto.

  • Capitolo 12 Schede regionali
    Capitolo 12

    Schede regionali

    LO SCENARIO MACROECONOMICO E LA SPESA PER BENI DUREVOLI NELLE REGIONI ITALIANE

    L’analisi della spesa degli italiani per i beni durevoli viene, in questa sezione dell’Osservatorio, declinata sul territorio nazionale, con dettaglio prima regionale e, successivamente, provinciale. Vengono come sempre analizzati i livelli e le dinamiche della spesa complessiva e per nucleo familiare.
    Come di consueto vengono messe in luce le peculiarità che contraddistinguono regioni e province, e che sono il riflesso del mix di fattori socio-economico-demografici che caratterizzano le diverse realtà territoriali.

    Nel 2021 il graduale allentamento dei vincoli alla mobilità a partire dai mesi primaverili e il procedere della campagna di vaccinazione hanno consentito un rimbalzo dei consumi interni (+6.5% a prezzi correnti). Relativamente ai beni durevoli monitorati nell’Osservatorio, nel 2021 in media d’anno la spesa ha registrato un incremento del 13.6% che ha consentito al mercato di posizionarsi su livelli superiori di circa il 2% rispetto a quelli pre-Covid. In un contesto di forti rincari sui prezzi di molti dei principali input produttivi e di difficoltà di approvvigionamento dei produttori, a fronte di una vigorosa crescita della domanda, soprattutto nei comparti dei beni durevoli per la casa, si stima un rafforzamento dei prezzi al 2.7%.
    All’interno del mercato, segni positivi trasversali ai diversi comparti. Per il comparto della mobilità la crescita è risultata del 10.5% in valore, insufficiente tuttavia a colmare il gap maturato con la crisi. A fine 2021 le vendite sono, infatti, risultare inferiori del 5.8% ai livelli pre-pandemici del 2019. Il gap maggiore rispetto al pre-crisi è appannaggio delle auto nuove che, seppure in ripresa (+6.5%), si sono mantenute su valori di mercato inferiori dell’11.8% rispetto al 2019. Risultato meno penalizzante per le auto usate che, grazie ad una crescita del +12.7% nel 2021 si assestano su valori inferiori del 2.2% rispetto al pre-pandemia, complice anche una caduta meno accentuata durante la crisi sanitaria del 2020. Decisamente positiva, invece, l’evoluzione del mercato delle due ruote a motore che ha mostrato una crescita più vivace (+23.6%) rispetto alle auto, segnale di una rinnovata preferenza dei consumatori verso questo mezzo di trasporto, e si assesterà su valori superiori del 15.2% a quelli del 2019.
    Nel mercato dei beni per la casa, la crescita è stata del 17.3% in valore, che ha portato nel 2021 le vendite su livelli superiori del 12.4% rispetto al 2019. Un risultato importante attribuibile soprattutto ai comparti della tecnologia consumer che hanno sperimentato nel 2021 una crescita vigorosa (+14.9%), collocandosi su livelli di circa il 20% superiori a quelli del 2019, continuando a beneficiare delle nuove esigenze di vissuto in casa e dell’avvio del rinnovo della dotazione video delle famiglie. L’elettronica di consumo mostra gli incrementi più elevati (+40.6%), seguita da elettrodomestici grandi (+21%) e telefonia (+9.3%); dinamica espansiva anche per information technology (+3.6%) e piccoli elettrodomestici (+9%), in decelerazione tuttavia dopo il balzo registrato nel 2020.
    In decisa ripresa, infine, anche la spesa per l’acquisto di mobili (+19.8% in valore), che porta il mercato su livelli superiori del 5.4% rispetto a quelli del 2019.

    • Abruzzo

      Nel 2021 la spesa per i beni durevoli presenta una dinamica in forte espansione, più intensa rispetto alla media nazionale. Tutti i beni registrano un profilo espansivo migliore del dato italiano ad eccezione dell’elettronica di consumo e dell’information technology.

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    • Basilicata

      Nel 2021 la spesa per i consumi durevoli mostra una delle migliori performance a livello nazionale, imputabile all’espansione più ampia del segmento delle auto; tra i beni per la casa, invece, i consumi sono cresciuti maggiormente grazie all’aumento registrato dai mobili e dalla telefonia.

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    • Calabria

      Nel 2021 la spesa per i beni durevoli segnala un forte aumento, la migliore performance di crescita, portando il livello di spesa famigliare per i beni durevoli a distaccarsi dall’ultima posizione della graduatoria nazionale. Nel comparto della mobilità, i consumi sono risultati vivaci in particolar modo per i motoveicoli e le auto nuove; solo il comparto dell’information technology mostra una variazione negativa, un sostanziale assestamento dopo i picchi di crescita del 2020.

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    • Campania

      Nel 2021 la spesa per i durevoli si amplia notevolmente, registrando tassi di variazione superiori alla media nazionale e in linea alla media del Mezzogiorno. Tra i beni durevoli, le auto nuove ed i motoveicoli mostrano una delle migliori performance a livello nazionale. Sia il reddito pro capite che l’ammontare di spesa famigliare per i durevoli restano tra i più bassi d’Italia; in particolare nel livello di spesa la Campania occupa l’ultima posizione della graduatoria nazionale.

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    • Emilia Romagna

      Nel 2021 la spesa per i beni durevoli si espande ad un ritmo meno intenso rispetto alla media del panorama nazionale. Sulla dinamica ha influito soprattutto la debolezza della ripresa della spesa per l’acquisto di auto nuove; superiore alla media nazionale, invece, la crescita della spesa per l’acquisto di auto usate, di elettronica e di mobili. Tra le province il livello di spesa per famiglia mostra una certa eterogeneità, spaziando da Modena a Rimini, rispettivamente 1a e 59a nella graduatoria nazionale.

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    • Friuli Venezia Giulia

      Nel 2021 la spesa per i beni durevoli sperimenta un’espansione più moderata rispetto alla media nazionale. Una dinamica che sconta soprattutto la debole ripresa della spesa per l’acquisto di auto nuove e un’evoluzione meno vivace della media per tutti i comparti della mobilità. Tra i beni per la casa, invece, i ritmi di crescita più elevati rispetto alla media per elettrodomestici, information technology e elettronica, comparto quest’ultimo in cui la regione sperimenta la migliore performance nel panorama nazionale.

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    • Lazio

      Nel 2021 la spesa per l’acquisto di beni durevoli aumenta ad un ritmo di poco inferiore rispetto alla media nazionale. Spicca la debole ripresa del comparto della telefonia, trend che accomuna l’area del Centro Italia. I comparti della mobilità e l’information technology, invece, crescono nella regione in misura più ampia rispetto al dato nazionale. I livelli di spesa famigliare destinata ai beni durevoli, inoltre, si collocano al di sotto della media nazionale in tutte le province.

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    • Liguria

      Nel 2021 la spesa delle famiglie per i beni durevoli cresce ad un ritmo più ampio rispetto alla media nazionale e alle regioni del Nord- Ovest. I contributi positivi sono forniti da tutti i comparti. Incrementi più ampi della media soprattutto per il segmento delle auto, per l’elettronica e soprattutto per l’information technology, che mostra una delle migliori performance nel panorama nazionale.

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    • Lombardia

      Nel 2021 la spesa per i beni durevoli dei lombardi aumenta ad un ritmo che è tra i più bassi sul panorama nazionale. I consumi sono trainati principalmente dal comparto dei mobili e dalle auto usate, mentre è il segmento delle auto nuove a fornire il contributo meno rilevante rispetto alla media italiana. Tutte le province presentano livelli di spesa media destinata ai durevoli superiori alla media nazionale, ma lo scenario appare piuttosto eterogeneo.

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    • Marche

      La spesa delle famiglie per l’acquisto dei beni durevoli risulta in deciso aumento nel 2021, seppur ad un ritmo meno vivace sia della media nazionale che delle regioni del Centro; in particolare, contribuiscono a tale distanza dalla media il segmento delle auto nuove, telefonia ed information technology che crescono meno del dato nazionale.

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    • Molise

      La spesa per i beni durevoli nel 2021 aumenta a ritmi ben più sostenuti rispetto a quelli italiani, presentando una delle situazioni relativamente migliori sul panorama nazionale. La spesa cresce in tutti i comparti più velocemente rispetto alla media, in particolare nel comparto della mobilità. Tra i beni legati alla casa emerge il contributo negativo dell’information technology. Il livello della spesa media per famiglia rimane al di sopra del valore del Mezzogiorno, ma inferiore a quello italiano.

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    • Piemonte

      Nel 2021 la spesa per i beni durevoli registra una decisa espansione, più ampia rispetto a quanto si verifica a livello di macroarea. I segmenti in maggiore crescita, anche rispetto alla media italiana, sono i beni legati alla mobilità; mentre tra i beni legati alla casa la performance migliore si registra nel comparto dei mobili. Nel quadro provinciale emerge l’elevato livello della spesa media famigliare di Biella, che la colloca al quarto posto della graduatoria di tutte le province italiane.

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    • Puglia

      Nel 2021 la spesa per i beni durevoli mostra un profilo espansivo, ad un ritmo superiore alla media nazionale, ma inferiore a quella del Mezzogiorno. La dinamica positiva è maggiormente sostenuta dagli incrementi registrati dal comparto della mobilità, in particolare dai motoveicoli, e tra i beni legati alla casa, da elettrodomestici e telefonia, che crescono più della media delle regioni del Sud. Il livello di spesa per famiglia rimane tra i più bassi d’Italia, registrando una certa omogeneità tra le province.

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    • Sardegna

      Nel 2021 la spesa per i beni durevoli delle famiglie sarde sperimenta un’espansione che risulta essere la meno intensa tra le regioni meridionali. I consumi sono sostenuti in particolare dal segmento delle auto usate che cresce ad un ritmo superiore sia al dato medio italiano che a quello del Mezzogiorno. Tra i beni legati alla casa l’information technology sperimenta la dinamica peggiore sul panorama nazionale.

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    • Sicilia

      La spesa di beni durevoli nel 2021 aumenta ad un ritmo superiore sia a quello italiano che a quello del Mezzogiorno. Il settore della mobilità e quello dei beni della casa contribuiscono in egual misura alla crescita dei beni durevoli; seppur si evidenzi l’andamento molto positivo del segmento delle auto nuove, degli elettrodomestici e della telefonia che crescono più della media nazionale e del Mezzogiorno. La spesa media familiare destinata ai durevoli resta tra le più basse nella graduatoria delle regioni italiane, con valori che superano solo quelli di Calabria e Campania.

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    • Toscana

      La spesa familiare destinata ai beni durevoli nel 2021 mostra una forte espansione, sebbene sia più lieve rispetto al dato nazionale. Nell’ambito della mobilità, il segmento delle auto registra un andamento particolarmente vivace rispetto alla media; mentre tra i beni legati alla casa emerge l’incremento dell’information technology, tra i più elevati sul panorama nazionale. In termini di spesa media familiare per i beni durevoli la Toscana occupa il quinto posto nella graduatoria delle regioni.

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    • Trentino Alto Adige

      La spesa per beni durevoli mostra una dinamica positiva migliore rispetto a quella del Nord- Est e di poco inferiore a quella nazionale. Il maggior contributo proviene dai beni legati alla casa, in particolare emergono le ottime performance degli elettrodomestici e dei mobili che registrano i più alti tassi di incremento sul panorama nazionale. Contenuto, invece, il contributo del mercato della mobilità, data la negativa performance delle auto nuove. Il Trentino Alto Adige continua ad essere la regione italiana con il più elevato reddito pro capite e il più alto livello di spesa familiare per i beni durevoli.

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    • Umbria

      Nel 2021 la spesa destinata ai beni durevoli presenta un profilo ampiamente espansivo, pur registrando il tasso di crescita più debole sull’intero panorama nazionale. Nell’ambito della mobilità, il settore che mostra la crescita meno intensa, anche rispetto alla media nazionale, è quello delle auto nuove. Mentre, tra i beni legati alla casa le performance peggiori sono registrate per il segmento della telefonia, unica regione a mostrare un decremento della spesa per il comparto. In termini di livello della spesa media famigliare, continua a mantenersi una certa distanza tra Perugia, caratterizzata dal valore più elevato, e Terni.

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    • Valle d'Aosta

      La spesa destinata ai beni durevoli dalle famiglie valdostane registra un ampio aumento nel 2021. Gli acquisti sono trainati in particolar modo dal segmento delle auto e, tra i beni legati alla casa, dall’information technology che registra la migliore performance sul panorama nazionale. I valori di reddito per abitante e di spesa famigliare per i durevoli si confermano elevati sul panorama nazionale.

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    • Veneto

      Nel 2021 la spesa per i beni durevoli sperimenta un’ampia espansione, più intensa rispetto a quanto registrato nella macroarea di riferimento. Nell’ambito della mobilità, il segmento delle auto nuove registra un tasso di crescita particolarmente ampio, superiore alla media della ripartizione. Tra i beni per la casa tutti i comparti mostrano un incremento meno ampio rispetto al dato relativo al Nord- Est. Il livello di spesa per famiglia rimane tra i più elevati d’Italia, sebbene a livello provinciale una certa distanza separi le aree in vetta alla graduatoria regionale (Verona, Padova e Vicenza) da quelle più in basso (Rovigo, Belluno e Venezia).

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Specializzata dal 1984 nel credito alla famiglia per l'acquisto di beni e servizi ad uso privato, è parte di BNP Paribas, primario Gruppo Bancario internazionale.

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