Capitolo 3
LA STRUTTURA DEL MERCATO: IMMATRICOLAZIONI E PARCO
La marcia intrapresa dal mercato delle autovetture nel 2015,
grazie al ritorno alla crescita dei redditi delle famiglie e alla
presenza dell’Expo a vivacizzare la già tonica domanda
delle imprese, ha potuto mantenere lo stesso slancio nel 2016.
L’anno si è chiuso con un incremento del mercato del
16,2%, analogo al risultato 2015. I redditi disponibili sono
rimasti in territorio positivo, anzi hanno potuto accelerare il
loro incremento in termini reali grazie all’inflazione
sostanzialmente nulla, alla ripresa del mercato del lavoro e
all’atteggiamento più accomodante della politica
fiscale. Dal lato imprese è intervenuto il super-ammortamento
a stimolare la domanda di auto da parte di società e di
noleggio, spinto anche dalle buone performance del turismo in
Italia per la componente del rent a car.
Il mercato, quindi, è potuto tornare sopra la soglia
degli 1,8 milioni di nuove vetture, dato ancora ben distante dal
record d’immatricolato del 2007 e comunque sotto al livello
di equilibrio del mercato italiano che si posizionerebbe attorno ai
2 milioni di nuove vetture l’anno. Un livello che
consentirebbe di avere un tasso di sostituzione tale da svecchiare
il, decisamente consistente, parco auto nazionale.
L’accelerazione della domanda non è infatti stata
sufficiente ad abbassare l’età media del circolante di
autovetture, che rimane al di sopra del 10 anni di età nel
2015 (dati ACI, Annuario Statistico).
Il 2016 tuttavia, considerate le condizioni di contorno,
è stato un anno decisamente positivo per il mercato auto. In
un contesto generale dove l’atteggiamento di spesa delle
famiglie è rimasto improntato alla prudenza e, nel complesso,
gli investimenti delle imprese hanno continuato a mostrare una
spinta insoddisfacente, l’auto è stato uno dei comparti
trainanti della domanda interna, beneficiando della necessità
di sostituzione delle vecchie vetture rimandata con la crisi. In
Italia (dati ACI, Annuario Statistico), oltre 10 milioni di
autovetture hanno 15 anni o più e tra il 2007 e il 2015
l’età media delle vetture si è alzata di oltre due
anni.
Nell’ambito delle scelte di mobilità degli italiani
l’auto privata rimane in testa alle preferenze. Secondo la
rilevazione Istat sugli spostamenti casa-lavoro oltre il 74% dei
movimenti avvengono con l’autovettura, mentre non aumenta in
maniera significativa l’utilizzo dei mezzi pubblici. La
domanda delle imprese, anch’essa depressa dalla crisi, ha
ripreso slancio grazie al miglioramento della congiuntura economica
e agli incentivi fiscali in vigore. Inoltre, il mercato del
noleggio a breve è reso dinamico dal turismo, in crescita nel
nostro paese nel 2016 anche grazie agli eventi terroristici che
hanno coinvolto molte mete in competizione con l’Italia, e
dal successo del car sharing nelle grandi città. In questo
quadro sia la domanda dei privati cha quella delle imprese hanno
potuto crescere a doppia cifra, con risultati molto vicini e solo
un leggero vantaggio delle vendite a famiglie, la componente che
era stata più penalizzata dalla Grande Recessione. Sicuramente
il mercato ha beneficiato anche delle consistenti politiche
commerciali e promozionali che hanno messo in campo Case e
Concessionari, con l’obiettivo di continuare la risalita dai
livelli particolarmente bassi cui il mercato era sceso con la crisi
e d’intercettare la capacità di spesa delle famiglie
grazie al migliorato clima economico.
Il livello raggiunto dal mercato auto nel 2016 permette di
segnare un incremento del 40% circa rispetto al punto di minimo
della curva di domanda osservato durante la crisi (gli 1,3 milioni
del 2013). Si tratta, tuttavia, di un numero ancora ben al di sotto
dei picchi che aveva toccato il mercato negli anni 2000-2007,
interessati anche da significative politiche pubbliche di incentivo
alla sostituzione. Nel prossimo futuro ci sono, quindi, ancora
potenzialità di crescita per le immatricolazioni, a patto che
il contesto economico rimanga connotato in positivo.
Il parco auto è stimato crescere, in accelerazione, nel
2016 grazie al recupero della domanda di nuove autovetture
rimandata con la crisi. L’incremento del circolante è
legato però soprattutto alla componente delle imprese,
caratterizzata da un’espansione delle flotte, mentre la
domanda dei privati è principalmente domanda di sostituzione
di vecchie vetture ormai obsolete. Sul versante delle famiglie
infatti il driver demografico sta portando a una riduzione della
domanda di auto aggiuntive: la popolazione è ferma in termini
di numerica e la sua composizione si sta progressivamente spostando
a vantaggio delle classi di età più anziane. Quasi il 22%
della popolazione è costituita da oltre 65enni, percentuale
che era del 18% circa nel 2000 (fonte Istat).
L’invecchiamento demografico porta a ridurre la
dotazione di autovetture pro-capite, più bassa per queste
classi di età, e riduce anche la velocità di sostituzione
dell’auto, essendo le fasce più vecchie della
popolazione caratterizzate da percorrenze medie inferiori. Inoltre,
tra i giovani si è ridotto in maniera significativa il
possesso dell’autovettura con la crisi e, se per queste
categorie di consumatori ci sono margini di ripresa parallelamente
al miglioramento economico, le coorti dei giovani sono anche meno
legate al possesso dell’auto e più propense a usufruire
di forme alternative alla proprietà quali il car sharing e il
car pooling, che si stanno rapidamente diffondendo. Tali fattori
giocheranno un ruolo anche negli anni a venire, limitando
l’espansione del parco circolante a tassi modesti, da
imputarsi soprattutto alla componente aziende.

Sono in crescita sia il tasso di motorizzazione, che si mantiene
ai vertici in Europa, sia il tasso di sostituzione.
Quest’ultimo rimane comunque su livelli modesti, non
sufficienti a ridurre l’età media del circolante, che si
mantiene elevata nel panorama europeo; un’accelerazione
ulteriore del processo di sostituzione delle vecchie vetture
circolanti potrebbe permettere di spuntare risultati importanti in
termini di ambiente e sicurezza.


LA COMPOSIZIONE DELLE IMMATRICOLAZIONI
Nel 2016 è proseguito il recupero di
rappresentatività delle alimentazioni tradizionali, benzina e
diesel, a svantaggio di metano e gpl, le cui vendite sono state in
forte riduzione, in controtendenza con l’andamento
complessivo della domanda. Si sono invece mantenute in decisa
espansione, con una quota sulla domanda totale che ha superato il
2%, le auto ibride e elettriche. Al loro interno sono le vetture a
doppia alimentazione, elettrica e tradizionale, ad aver
incrementato rapidamente i volumi di vendita, mentre le vetture
puramente elettriche rimangono un fenomeno ancora marginale, a
causa della mancanza di una rete distributiva sul territorio, di un
costo d’acquisto elevato e di vincoli ancora significativi in
termini di autonomia. Quindi, ad eccezione degli incrementi
consistenti che stanno continuando ad interessare le macchine
ibride, sono state benzina e gasolio le alimentazioni vincenti nel
2016, così come osservato nel 2015, grazie a prezzi dei
carburanti alla pompa che sono rimasti in calo. L’elevata
offerta di petrolio sui mercati internazionali, coniugata con una
domanda mondiale debole, ha mantenuto le quotazioni del Brent a
livelli storicamente bassi. In questo contesto le scelte dei
consumatori si sono riorientate sulle vetture tradizionali che
consentono, rispetto a gpl e metano, di godere di diversi vantaggi:
un costo d’acquisto inferiore e una rete distributiva tra le
più capillari in Europa.
In media 2016 la quota della benzina si assesta sul 32,5%, in
crescita di oltre 2 punti percentuali rispetto al 2015. Cresce
anche l’incidenza del diesel sul totale immatricolato,
posizionandosi sul 57,4%. Il risultato per queste vetture è
legato al buon andamento della domanda delle società e del
noleggio, segmenti di clientela che hanno una decisa preferenza per
le auto a gasolio, adatte a percorrenze medie annuali superiori. Le
quote di mercato guadagnate da benzina e gasolio sono state
sottratte, come già sottolineato, a gpl e metano, che perdono
significativamente di rappresentatività. Nel complesso il
totale delle alimentazioni alternative, che include il segmento,
dinamico, delle ibride, passa dal 13,3% di incidenza sul mercato
totale del 2015 al 10,1% del 2016.
Al suo interno la performance più negativa è stata
osservata per il metano, con vendite in calo di oltre il 30% e una
quota scesa al 2,4% sul mercato totale. Le auto a gpl hanno
rappresentato il 5,6% del totale immatricolato, in calo attorno al
15%. Tali contrazioni sono state compensate dalla crescita
significativa che ha interessato le ibride e elettriche, comparto
che è giunto a rappresentare il 2,2% del totale vendite
dell’anno, con un incremento dei volumi del 46% circa.

Come risultato la composizione delle alimentazioni alternative
si sposta decisamente a vantaggio delle vetture elettriche e
ibride, che ormai costituiscono quasi il 22% di queste, contro il
13% del 2015.

Guardando i dati per classe di cilindrata emerge che le vendite
sono state in aumento per tutti i comparti, con
un’accentuazione nelle classi medio-alte, tra i 1301 cc e i
2000 cc, dove si concentra la domanda business; inoltre la ripresa
dei redditi delle famiglie ha consentito uno spostamento delle
preferenze dalle vetture piccole e utilitarie verso le medie e
medie superiori. Più stabili sono risultate le vendite di
vetture con cilindrata oltre i 2000 cc, che risultano condizionate
dalla fiscalità penalizzante (superbollo e IPT elevata).

IL MERCATO FAMIGLIE E IL MERCATO AZIENDE
L’aumento di oltre il 16% delle immatricolazioni
registrato nel 2016, dopo un 2015 altrettanto dinamico, è
frutto della spinta di entrambe le componenti di domanda, sia
quella consumer (+13% le vendite a famiglie) sia quella business
(+22% l’aumento per le aziende). Gli acquisti dei privati
erano scesi a livelli minimi con la pesante crisi dei redditi, in
calo per 6 anni consecutivi tra il 2008 e il 2013, avvicinandosi
alla soglia degli 800 mila pezzi nel 2013 (oltre un milione di
vetture in meno rispetto al 2007). Dal 2014 è iniziata la
risalita e il 2016 si è chiuso con 1 milione e 141 mila nuove
autovetture immatricolate da privati, tornando su livelli prossimi
a quelli del 2011. Il parziale recupero è stato possibile
grazie a redditi tornati positivi, che in termini reali hanno
mostrato una crescita superiore al 2% nel 2016.
L’autovettura, assieme agli altri beni durevoli, ha guidato
la ripresa dei consumi delle famiglie nell’ultimo biennio
storico, in cui si sono potute effettuare le sostituzioni
posticipate negli anni precedenti. A spingere il mercato sono
intervenute anche interessanti politiche promozionali delle case
auto e la decisa ripresa del credito al consumo.
Sul lato imprese, la crescita è stata a doppia cifra sia per
la domanda delle società sia per il noleggio. L’intero
comparto ha beneficiato della presenza del super-ammortamento (la
possibilità di portare ad ammortamento il 140% del valore di
acquisto del bene), oltre che della migliorata congiuntura
economica. Le vendite a società sono cresciute di più,
dopo anni in cui avevano mostrato minore dinamicità rispetto
al noleggio, che in termini di ammontare di pezzi ha superato il
comparto delle società già dal 2014. Il noleggio si
è mantenuto tonico sia per la parte di lungo termine, la cui
flotta ha raggiunto massimi storici, grazie anche
all’ampliamento della base di dipendenti interessati dal
benefit dell’autovettura avvenuto di recente, sia per il rent
a car, stimolato da un turismo in crescita.


La dinamica dei prezzi dà conto delle migliori performance
registrate dalle vetture di media cilindrata, rispetto alle auto
piccole. Analogamente al 2015, quindi, nel 2016 la ripresa del
ciclo dei durevoli, auto in primis, ha trainato il recupero dei
consumi delle famiglie, col risultato che la spesa a valore in
autovetture continua ad aumentare la sua incidenza sia sul totale
dei durevoli che sulla spesa complessiva.